Economia

Italo chiede lo sconto alle banche

Lazard dovrà convincere Intesa e gli altri istituti a ridurre crediti per 660 milioni. Perricone: «Non falliremo»

Italo chiede lo sconto alle banche

Ntv, la società che fa sfrecciare sui binari italiani Italo, il concorrente del Frecciarossa, è in affanno. I conti non sono mai andati bene - con il pareggio rimandato di anno in anno - ma la situazione attuale è delicata: il mandato a Lazard per ricontrattare il debito di 660 milioni con le banche (altri 121 milioni sono i debiti con i fornitori) ne è la prova. Ma la situazione è esplosa per una frase dell'ex ministro Maurizio Gasparri, il quale ha scritto su Twitter: «Siete quasi falliti, presto chiuderete, è rischioso comprare i vostri biglietti», con un livore che non ha spiegazioni evidenti. Ieri Antonello Perricone, presidente e ad della società, ha annunciato querela verso l'esponente di Forza Italia e, in un'intervista all' Ansa , ha dichiarato che «Ntv non molla», quindi non fallisce.

La situazione è comunque difficile, e intravedere la via d'uscita è arduo. La società punta molto sulla ristrutturazione del debito (Intesa Sanpaolo è anche azionista al 20%), sulla riduzione dei costi, sulla messa in mobilità di 300 dipendenti su mille, sulla sforbiciata (già avvenuta) degli stipendi dei manager. Perricone parla di «ristrutturazione del modello industriale», ma non di rinnovo del servizio, peraltro implicito nella riduzione del numero di addetti. I viaggiatori in due anni sono passati da 2 a 6,5 milioni, ma la società non rivela il tasso di occupazione dei treni («non lo dichiarano nemmeno le Fs, è un dato sensibile») quindi non è possibile capire su quali potenziali essa possa contare.

Un elemento di nuova criticità è venuto da una decisione di Federica Guidi, ministro dello Sviluppo economico, che ha decretato la fine delle agevolazioni sul costo dell'energia in vigore dal 1963. Un provvedimento che va ad aggravare i costi di Ntv di 15-20 milioni dal 2015, neutralizzando lo sconto deciso dal ministro Maurizio Lupi un anno fa (in vigore dal 2014) sull'affitto dei binari e delle infrastrutture: 120 milioni diventati 105, con una riduzione pari al rincaro di oggi (il risparmio per le Ferrovie era stato di 50 milioni). Si fa notare anche un paradosso: queste tariffe vengono pagate da Ntv a Rfi, la società proprietaria di binari e stazioni che fa parte del gruppo Fs, proprio il concorrente diretto.

Stando a Perricone, Ntv non fallirà, ma la ricetta sembra riduttiva più che espansiva: «Stiamo tagliando i costi, rivisitando i contratti con i fornitori, ridefinendo il perimetro dello sviluppo possibile, i cui risultati si vedranno nel medio periodo. Tutti, azionisti, dipendenti, fornitori, stanno facendo la propria parte per salvaguardare la qualità del servizio che è il nostro punto di forza». Il miliardo di investimenti iniziali è già in parte bruciato; all'epoca dell'avvio del progetto voluto da Luca di Montezemolo, Diego della Valle, Giovanni Punzo e Giuseppe Sciarrone fu usata una leva finanziaria elevata, ma era il 2006 e la crisi non s'intravedeva. Oggi Intesa Sanpaolo, che ha il 20% del capitale, è la banca più esposta: come ha rivelato il Fatto quotidiano , 127 milioni con Banca Imi e 424 milioni con Leasint, che ha finanziato l'acquisto dei treni Alstom. Oltretutto, dai tempi della «banca di sistema» è passata dell'acqua sotto i ponti e la nuova filosofia del gruppo è quella di uscire da investimenti considerati non strategici. Stesso pensiero alle Generali, che possiedono un altro 15% di Ntv.

Il futuro è nebuloso. Nel 2013, su 246 milioni di ricavi le perdite sono state di 77.

I soci sono stati chiamati ad «apporti» di capitale che potrebbero ripetersi. Ma le rassicurazioni dell'ad dovrebbero allontanare le ipotesi che circolano da tempo: Ntv finirà acquisita dalle Fs, oggetto di una contro-privatizzazione? O dalle Ferrovie francesi, azioniste al 20%? Oppure si assisterà a una fusione tra Frecciarossa e Ntv, mescolando capitale pubblico e privato?

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