Economia

Jp Morgan nella «mischia» Telecom

Continuano le grandi manovre sull'azionariato di Telecom Italia. Il 6 novembre Jp Morgan Chase si è portata al 5,1% del gruppo presieduto da Giuseppe Recchi. In pratica è il terzo azionista dietro ai francesi di Vivendi, oggi al 20% ma destinata a diluirsi al 14%, e Xavier Niel che ha il 15% in diritti e opzioni e dunque senza potere di voto. La banca americana ha in mano titoli Telecom (l'1,4% senza diritti di voto) al servizio del convertendo di Telefonica. Gli spagnoli hanno infatti siglato con Jp Morgan un contratto di total return equity swap che le permetterà di rientrare in possesso, il 19 luglio 2017, di una quota di Telecom compresa tra il 5,3% e il 6,4% così da disporre delle azioni per rimborsare appunto il convertendo, in scadenza 5 giorni dopo, con i titoli del gruppo di tlc. Ma nel frattempo Jp Morgan può movimentare il pacchetto affidatole da Madrid e quindi pesare nei futuri assetti del gruppo telefonico guidato da Marco Patuano.La mossa del colosso Usa arriva infatti in un momento caldissimo per gli equilibri societari dell'ex monopolista. Vivendi, che sta peraltro cercando il rilancio anche per le sua pay tv Canal Plus con 2 miliardi di investimenti, ha infatti tempo fino a domani per chiedere l'integrazione dell'ordine del giorno dell'assemblea fissata al 15 dicembre. La società presieduta da Vincent Bollorè dovrebbe puntare a ottenere due e o tre posti nel cda di Telecom.L'arrivo di Niel potrebbe tuttavia accelerare il risiko delle tlc, visto che la stessa Telecom potrebbe essere almeno sulla carta una valida sposa per diversi big esteri. A partire da Orange, l'ex-France Telecom da tempo alla ricerca di nuovi sbocchi per competere in un mercato globale. Al momento si tratta soltanto di suggestioni, ma di certo la partita è molto complicata sia perché l'Italia, alla fine, potrebbe anche perdere il suo gestore nazionale sia per il nodo degli investimenti previsti sulla banda ultra-larga. E proprio ieri il consiglio di amministrazione dell'Enel, insieme ai conti dei nove mesi ha approvato la costituzione di una newco per la realizzazione di una rete a banda ultralarga. Alla guida una vecchia gloria del settore come Tommaso Pompei, ex capo azienda di Wind il gestore fisso e mobile creato dall'Enel e poi venduto a Naguib Sawiris. Il gruppo dunque utilizzerà la propria rete elettrica per la realizzazione di una infrastruttura in fibra ottica accessibile a tutti gli operatori di tlc. Il primo sponsor della decisione del gruppo guidato da Francesco Starace di creare la newco sarebbe stato comunque il suo stesso socio di maggioranza, ossia il Tesoro (25,5%). La mossa rende felici gli operatori concorrenti a Telecom, Vodafone e Wind con gli ad Aldo Bisio e Maximo Ibarra che si dicono pronti a collaborare al progetto. Peccato che la società elettrica non voglia collaborazione ma investimenti che la costituzione della newco non contempla. E anche se Enel ha una capillare rete per i contatori, difficilmente riuscirà a sostituirsi a una infrastruttura nata per le tlc come quella di Telecom che nel frattempo continua in solitaria a spendere per la banda ultralarga.

Il pericolo è che il destino della rete finisca in mano ai nuovi soci francesi.

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