Economia

Kkr, Elliott e la "passione" dei fondi Usa. Per telecomunicazioni e calcio italiani

Tim al bivio tra l'Opa americana e il piano scritto da Labriola

Kkr, Elliott e la "passione" dei fondi Usa. Per telecomunicazioni e calcio italiani

La strategia in Italia del fondo americano Kkr sembra in parte ricalcare le orme del concorrente Elliott. La suggestione è lecita se si pensa che ieri Kkr, che qualche mese fa ha firmato una manifestazione di interesse per Tim, è stato indicato come possibile acquirente di una squadra di serie A: l'Atalanta della famiglia Percassi. L'indiscrezione è stata poi smentita; come noto, il «colpo allo stadio» è invece riuscito a Elliott, proprietario del Milan da qualche anno.

Ma c'è un altro fil rouge tra i i due fondi: la passione per le tlc. O meglio per Tim, dove Elliott qualche anno fa aveva scardinato, con l'aiuto di Cdp, l'egemonia di Vivendi per poi però ritirarsi. Ora Kkr attende da tre mesi una risposta dal cda del gruppo telefonico, che ha nominato un advisor e creato un comitato ad hoc, per avviare la due diligence legata alla sua offerta da 33 miliardi (compreso il debito). Nel frattempo il neo ad Pietro Labriola ha elaborato un piano industriale che prospetta la divisione in due del gruppo: da una parte la rete, dall'altra i servizi. Una filosofia non così distante da quella dello «spezzatino», che ha prospettato anche il fondo Usa nel suo piano se l'Opa andasse a segno.

Certo per Kkr l'esecuzione sarebbe più facile e veloce in quanto, se l'Opa andasse a buon fine, ci sarebbe anche il delisting di Telecom. Quest'ultima ora capitalizza circa 8 miliardi, meno dei 14 miliardi offerti da Iliad per le attività di Vodafone in Italia, che però ha respinto la proposta. Bisogna considerare che Telecom è alle prese con 22 miliardi di debiti che Kkr si accollerebbe.

Vivendi, che ha il 23,8% di Tim, ha comunque fatto tesoro dell'esperienza maturata ai tempi di Elliott, avviando una seria discussione con Cdp, a cui fa capo il 10% del gruppo. Il risultato, secondo alcune fonti, è che per i due principali azionisti di Telecom portare avanti la divisione della società in autonomia sarebbe molto più conveniente rispetto ad aderire all'Opa di Kkr.

Del resto, secondo alcuni osservatori, la stessa scelta di Cdp di appoggiare la richiesta dei francesi di sostituire l'ad Luigi Gubitosi, lasciava presagire che la strada verso l'Opa per Kkr sarebbe stata in salita.

Non bisogna però dimenticare che il fondo statunitense è già azionista con il 37,5% di FiberCop, ossia la rete in rame e fibra (secondaria) di Telecom che della stessa ha il 58 per cento. E dunque a Kkr potrebbe essere concesso di entrare nella rete unica, se si farà, tra Telecom e Open Fiber, controllata al 60% dalla stessa Cdp.

Il piano di Labriola, comunque, non piace ai sindacati che hanno proclamato uno sciopero generale di Tim il 23 febbraio temendo esuberi, si parla già di 8mila dipendenti. Il via libera al piano è previsto nel cda sui conti del 2 marzo. La prossima settimana tonerà a riunirsi anche il Comitato creato dal governo per seguire il dossier Tim.

Il titolo ieri in Borsa ha ceduto l'1,2% a un prezzo di 0,406 euro.

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