Economia

L'ad al bivio tra Bollorè e l'apertura di Singer

Ma la auto-sospensione renderà più forte anche de Puyfontaine

L'ad al bivio tra Bollorè e l'apertura di Singer

«À la guerre comme à la guerre», dicono i francesi. A lanciare il missile, nel caso di Tim, sono stati gli americani. Come risponderanno le truppe di Vincent Bollorè? Non è ancora ben chiara la mossa del presidente della Telecom, nonchè ad di Vivendi, Arnaud de Puyfontaine di sospendere le funzioni esecutive (a lui rispondono comunicazione, public affairs e la segreteria del board) «durante il periodo di questo dibattito strategico». Solo temporaneamente, quindi. C'è chi dice per schierarsi meglio ed avere le mani più libere per difendere il capo Bollorè in consiglio. Restando comunque al vertice della società. E, contemporaneamente, al timone dell'azionista di controllo.

Un cda di Telecom sarà convocato nei prossimi giorni per l'«assunzione delle determinazioni di competenza», si legge in una nota. Con ogni probabilità, dopo il 20 marzo, quando saranno trascorsi i dieci giorni di tempo che Elliott ha - ed è assai probabile che lo farà - per formulare ulteriori richieste di integrazione dell'ordine del giorno dell'assemblea e presentare proposte di delibera alternative.

Da qui al 24 aprile la strada è lunga. Il fondo potrebbe rafforzare ulteriormente la presa su Tim salendo nel capitale e cercare alleanze per mettere in minoranza i francesi. In caso di ribaltone, con chi si schiererà Amos Genish? L'attuale capo azienda del gruppo di tlc, nominato da Vivendi, al momento non è stato incluso nella lista nera dei consiglieri da sostituire. Secondo alcuni per una questione meramente tecnica: il manager israeliano è stato solo cooptato nel cda a settembre dell'anno scorso. Elliott potrebbe quindi aspettare l'appuntamento con gli azionisti di fine aprile per votare contro la nomina mandando avanti un nome alternativo come quello dell'ex Telecom, Paolo Dal Pino, che ha aiutato il fondo nell'analisi del business.

Da Parigi sembrano però certi che in caso di vittoria del fondo di Singer, Genish lascerà comunque la carica per non finire prigioniero del «nemico». Anche perché il piano industriale al 2020 in roadshow in questi giorni, e che de Puyfontaine sta difendendo ad oltranza, porta la sua firma. E alcune delle richieste avanzate da Elliott, soprattutto quella su un scorporo immediato della rete, sono distanti dalla strategia che l'ad sta illustrando agli investitori in giro per il mondo. Altre fonti fanno però notare che nel mirino di Singer non c'è Genish, considerato un esperto di tlc molto competente, ma i conflitti di interesse che hanno inquinato il cda e da cui sono scaturite operazioni considerate svantaggiose per le minoranze.

«Il meglio deve ancora venire», aveva promesso il vertice di Vivendi il 4 maggio dell'anno scorso ai fondi e ai piccoli azionisti di Telecom riuniti per approvare il bilancio e aprire con il rinnovo del board un triennio sotto la bandiera francese.

Vessillo che potrebbe essere ammainato prima.

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