Economia

L'asse Hera-Ascopiave "infiamma" le utility. E la Borsa vede il risiko

La società bolognese raggiunge i 3 milioni di clienti. Attesa per le contromosse di A2a

L'asse Hera-Ascopiave "infiamma" le utility. E la Borsa vede il risiko

Il maxi accordo Ascopiave-Hera nel settore gas ed energia potrebbe portare a un vero e proprio matrimonio tra le due utility. Nel «day after» che ha segnato il colpo grosso della bolognese Hera nel Nord Est si rincorrono le speculazioni degli analisti sul futuro delle due realtà quotate a Piazza Affari. E i titoli di tutto il comparto si accendono in Borsa in vista di un nuovo possibile risiko nel mondo delle utility. D'altra parte, l'accordo siglato lunedì sera tra Ascopiave ed Hera sposta gli equilibri tra le grandi del settore, in primis A2a, Iren, Italgas, Snam, Edison e Acea. La nuova realtà (Est Energy) nata dall'intesa avrà, infatti, un giro d'affari di 864 milioni e aggiudicandosi i clienti di Ascopiave, il gruppo bolognese presieduto da Tomaso Tommasi di Vignano non ottiene solo di diventare il numero uno in Italia (con oltre 3 milioni di clienti nel settore energia e gas), ma diventa il punto di riferimento in tutto il Nord-Est. Ecco allora che gli analisti già vedono la joint venture come possibile prossimo cavallo di Troia per una fusione tout court. «Diventando Hera partner al 50% sul business di Ascopiave le probabilità di una possibile combinazione sono significativamente aumentate», ha commentato Equita.

Sarebbe il primo matrimonio dopo la nascita di A2a nel 2008 e di Iren due anni dopo. Da allora il risiko tanto auspicato, anche sul fronte politico, perché le utility italiane facessero massa critica, sul modello della Rwe tedesca, si è arrestato. A mettersi di traverso, «l'altra politica», quella locale fatta di poltrone e giochi di potere nei piccoli comuni. A distanza di quasi dieci anni con le utility che sono cresciute grazie alla piccolissime acquisizioni o agli accordi commerciali, l'affare Ascopiave-Hera mette però alle strette l'espansione di molte società. In primis A2a, l'ex municipalizzata di Milano e Brescia con poco più di 2,5 milioni di clienti guidata da Luca Camerano che, negli ultimi anni, ha di fatto preso il controllo delle utility di tutte le provincie lombarde. «Ecco perché spiega un analista i nuovi equilibri potrebbero ridare il via a una stagione di intese, o meglio di merger e acquisition. Per esempio, la prima contromossa potrebbe arrivare da Milano con A2a che potrebbe mettere le mani sulle utility Agsm Verona e Aim Vicenza per le quali è già stata presentata una lettera d'intenti». Di fatto i nuovi equilibri potrebbero riaprire anche i contatti tra i due big di Milano e Torino. «Siamo ancora lontanissimi dalla creazione di un unico soggetto che mettesse insieme le quattro principali quotate (A2a, Hera, Acea ed Iren) in modo da costruire anche una governance in cui i Comuni, diluendosi, sarebbero stati meno invasivi lasciando più spazio al mercato e agli investitori» spiega un esperto del settore, ma «intese a due potrebbero invece ripartire».

Al momento Piazza Affari ci crede e gli investitori scommettono sul settore con tutti i principali titoli del comparto che ieri hanno chiuso la seduta in rialzo: Ascopiave ha messo a segno un guadagno del 5% dopo la partnership annunciata con Hera (che sale del 2,1%).

Ma sugli scudi sono anche Iren (+4,8%), Italgas (+3,9%), A2a (+3,2%), Enel (+3,1%), Terna (+2,7%) e Snam (+2,8%).

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