Economia

L'industria della paura ci costa 12 miliardi

Dopo la carne tocca al caffè, ma gli allarmi veri e presunti a tavola sono costati al "made in Italy" quasi 12 miliardi di euro negli ultimi 15 anni soprattutto per effetto del taglio degli acquisti provocato da psicosi ingiustificate

L'industria della paura ci costa 12 miliardi

Prima la pasta, poi la carne e il caffè. La lista dei cibi "pericolosi" si allunga di settimana in settimana. I formaggi dannosi per il colesterolo, il pesto che danneggia l'ambiente, i dolci che fanno ingrassare. A stare a sentire gli esperti (non solo quelli dell'Oms) fa tutto male. Nella peggiore delle ipotesi viene il cancro, nella migliore ti becchi qualche altra malattia più o meno curabile, dalla carie al diabete. Se è vero che bisogna prestare estrema attenzione a ciò che mettiamo in bocca, e che mangiare (e bere) bene ci allunga la vita, è altrettanto vero che bisogna evitare inutili allarmismi. Insomma, a causare danni gravi potrebbe essere più la psicosi che gli stessi cibi messi al bando, o quasi. E non parliamo solo di danni alla salute. Gli allarmi veri e presunti a tavola sono costati al "made in Italy" la bellezza di quasi 12 miliardi di euro negli ultimi 15 anni, per effetto del taglio degli acquisti provocato da reazioni ingiustificate.

Il dato emerge da un'attenta analisi di Coldiretti, che sottolinea che, ad oggi, solo l’11% delle persone ha contenuto il proprio consumo di carne e insaccati dopo le notizie diffuse con la pubblicazione del rapporto Oms, mentre è ancora presto per valutare gli effetti dell’annuncio degli studi sul caffè. "Si tratta di un segnale importante che dimostra il buon lavoro d'informazione che è stato fatto dalle istituzioni, ma è anche le doverose precisazioni della stessa Oms, che in un secondo momento ha chiarito che nessun alimento deve essere eliminato dalla dieta", ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che occorre ora intervenire con misure strutturali a partire dall’obbligo di indicare in etichetta la provenienza della carne anche nei trasformati come i salumi". Sotto accusa - sottolinea ancora Coldiretti - è il ritardo dell’Unione Europea nell’adottare misure di trasparenza dell’informazione al consumatore, come l’obbligo di indicare la provenienza delle materie prime utilizzate.

Ma facciamo un passo indietro. I guai iniziarono con l’emergenza mucca pazza del 2001, quella che sicuramente ha pesato di più sulla filiera alimentare, seguita dal 2003 dall’allarme aviaria che si è riproposta anche nel 2005. Sono state stimate dalla Coldiretti pari a 2 miliardi le perdite subite dal sistema della produzione, trasformazione e commercio della carne subite solo a seguito dell’emergenza mucca pazza nel 2001 principalmente per il crollo dei consumi che si sono quasi dimezzati nel momento più acuto della crisi per poi riprendersi molto lentamente nonostante le attente misure di prevenzione adottate. Efficace - sostiene Coldiretti - l’introduzione della provenienza della carne bovina in vendita. Una misura che è stata introdotta in Italia, con successo, anche per la carne di pollo (2005), in concomitanza con l’influenza aviaria dopo un calo dei consumi che ha superato il 60% nella fase più critica e danni valutabili complessivamente in quasi un miliardo di euro.

Nel 2008 è stata invece la volta della carne alla diossina, a seguito della contaminazione nei mangimi, e del latte alla melamina in Cina. Due anni più tardi (2010) - conclude Coldiretti - è arrivata la mozzarella blu a spaventare i consumatori mentre nell’estate del 2011 è comparso il batterio killer, che fece salire (ingiustamente) i cetrioli sul banco degli imputati e poi nel 2013 è stata la volta delle polpette di carne di cavallo spacciata per manzo.

Insomma, la pericolosità di certi cibi va presa con le molle (la stessa Oms ha dovuto ammetterlo). Un conto, infatti, è mangiare tutti i giorni il salame o la bistecca, magari cotta alla brace, altra cosa è consumarla poche volte a settimana. La regola d'oro da seguire è la varietà nell'alimentazione, con un buon equilibrio tra gli elementi nutritivi, non esagerare con le calorie e se possibile generose dosi di frutta e verdura. Ovviamente i cibi contraffatti sono un vero pericolo su cui bisogna sempre tenere alta la guardia.

Su questo non ci possono essere dubbi.

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