Economia

Madrid e Londra contro il salvabanche

El Mundo: «Europa presa in giro». Ora Tesoro preoccupato per la flessibilità

Antonio Signorini

Roma I furbi italiani hanno di nuovo raggirato le istituzioni europee. Il giudizio poco lusinghiero sul decreto per la liquidazione di Veneto Banca e Popolare di Vicenza esce dai confini della Germania rigorista e diventa patrimonio comune della stampa estera. In particolare di quella spagnola. Ieri El Mundo, secondo quotidiano del Paese, titolava un commento «L'Italia prende in giro la Ue e dà più aiuti che a Bankia». Riferimento al salvataggio spagnolo del 2012. La tesi è che «la credibilità» della unione bancaria sia «compromessa dalla burla italiana». Inevitabile il riferimento alla vicenda del Banco Popular, acquistato recentemente da Santander senza esborso pubblico. Secondo El Mundo, l'ad di Intesa Sanpaolo Carlo Messina ha strappato condizioni migliori della presidente di Santander Ana Patricia Botín. Anche El Pais ironizza su Bruxelles che la fa passare liscia all'Italia nonostante l'utilizzo di denaro pubblico. Solo le punte di una serie di commenti, tutti negativi. Dal Financial Times che dà conto della Germania che guida il fronte anti Italia a Bloomberg che ironizza su «Un bailout molto italiano», con tanto di foto di Sofia Loren anni Cinquanta.

Clima che ha innervosito il governo. Al Tesoro non piace che sia passata l'idea di un fallimento dell'unione bancaria per colpa italiana e che si considerino i 17 miliardi aiuto pubblico. Nella relazione tecnica del decreto si rafforza la tesi di Bankitalia sulla liquidazione a costo zero e si sostiene addirittura che dalle attività delle due banche lo Stato potrebbe recuperare «nel tempo» quasi 10 miliardi. «I recuperi sui crediti deteriorati rientranti tra gli attivi in liquidazione, di cui beneficerebbe nel tempo lo Stato ammonterebbe complessivamente a 9,6 miliardi», 4,2 miliardi a valere sulle sofferenze e 5,4 miliardi sulle «inadempienze probabili».

In realtà c'è preoccupazione per le ripercussioni politiche del decreto. Innanzitutto dalla Germania è partita un'offensiva che mira a cambiare le regole europee del bail in (salvataggio a spese di azionisti, obbligazionisti e correntisti), rendendole più vincolanti e non più morbide, come sembra emergere dal dibattito italiano. Allo stesso tempo, si complica la trattativa italiana sul bilancio 2016. A rischio la richiesta di flessibilità fatta dal ministro Pier Carlo Padoan.

Via XX settembre si ritrova a fronteggiare un altro problema. Il no di Intesa a modifiche del decreto ha costretto il sottosegretario Pier Paolo Baretta a precisare che «Il Parlamento è sovrano». Difesa d'ufficio. Se le Camere dovessero modificare il provvedimento scatterebbe la clausola risolutiva.

E l'operazione salterebbe.

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