Economia

Tasse, ecco quanto pagheremo (davvero)

Tra una riduzione della pressione fiscale intangibile per gli italiani e le nuove tasse, i contribuenti con la manovra pagheranno 7 miliardi in più

Tasse, ecco quanto pagheremo (davvero)

Da un lato c’è il governo che annuncia un forte calo della pressione fiscale grazie alla manovra di bilancio stimato in 16 miliardi di euro, dall’altra vi sono imprese e consumatori che invece sostengono come la Finanziaria causerà un aumento delle tasse per oltre 7 miliardi.

Può sembrare un clamoroso errore, il tipico gioco delle parti tra chi deve difendere le proprie azioni e chi è costretto a subire ma non in silenzio. Le due opposte affermazioni in realtà sono entrambe veritiere. Ma solo da un punto di vista formale. Perché alla fine, con la manovra, gli italiani pagheranno di più. Il tutto è legato all’aumento dell’Iva di cui si parla da anni ma che viene sistematicamente rinviato.

Quasi tutto il taglio fiscale di cui parla il governo è sulla carta e produce solo un effetto contabile con zero ricadute benefiche sulle tasche dei cittadini. L’Iva sarebbe salita a gennaio con un incremento del gettito per il 2020 previsto in 23 miliardi. Denaro fresco, questo, già conteggiato nel bilancio. Averne sterilizzato l’aumento, significa che lo Stato non può contare su quei soldi. Di conseguenza, si riduce la pressione fiscale perché, appunto, viene cancellata un tassa già calcolata. Per i contribuenti l’effetto è nullo proprio perché l’Iva non cambierà. Gli italiani, quindi, non si accorgeranno di nulla.

Come sottolinea il Corriere della Sera, l’effetto combinato della manovra di Bilancio e del decreto fiscale con il rinvio dell’aumento dell’Iva è quello di ridurre le entrate di 15,5 miliardi euro nel 2020 e di 2,2 miliardi nel 2021. Nel 2022, invece, l’erario incasserà 1,5 miliardi in più. Se non si tiene conto della spesa per sterilizzare l’Iva del 2020, le entrate aumentano complessivamente di 7,5 miliardi nel 2020, di 7,6 miliardi nel 2021 e di 4,4 miliardi l’anno successivo.

Il taglio del cuneo fiscale, che vale 3 miliardi l’anno prossimo e 5 miliardi a regime, rappresenta lo sgravio più importante previsto dalla manovra. Ma vi è anche un’altra riduzione di tasse che, però, è intangibile come la sterilizzazione dell’Iva: quella della cedolare secca sugli affitti a canone concordato che resterà al 10%.

Se la riduzione delle tasse non sarà avvertito dai contribuenti, diverso è il discorso per l’introduzione di nuovi tributi che alleggeriranno le tasche degli italiani. Tra questi vi è la tassa sulla plastica dalla quale si prevede un gettito di un miliardo nel 2020, quella sulle bevande zuccherate, con incasso per lo Stato di 200 milioni, l’aumento di quelle sui giochi e le lotterie, 900 milioni nel 2020, il doppio a regime, sulle auto aziendali, circa 300 milioni l’anno, e sul tabacco e gli accessori, 100 milioni. Senza dimenticare la stretta sulle compensazioni tra crediti e debiti fiscali, che vale almeno un bel miliardo di euro, l’abrogazione del secondo modulo e i ritocchi al regime della flat tax e la tracciabilità delle detrazioni fiscali.

Le imprese avranno anche altri grattacapi.

Per loro ci sono aggravi di imposta, come il regime della rivalutazione di terreni e partecipazioni (800 milioni), la revisione dell’Ace e della Mini Ires, le ritenute sulla manodopera negli appalti (500 milioni a regime), il differimento delle deduzioni (1,3 miliardi), le misure antievasione nel settore dei carburanti e dell’energia, che porta 6-700 milioni di maggior gettito.

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