Economia

Manovra, l'Ocse boccia il governo: "L'Italia è un rischio per l'Europa"

Da Parigi durissime critiche alla legge di Bilancio: bocciati sia il reddito di cittadinanza sia quota 100. Ed è allarme spread: "Penalizza banche e famiglie"

Manovra, l'Ocse boccia il governo: "L'Italia è un rischio per l'Europa"

"L'Italia rappresenta un rischio per l'Europa". Presentando l'Economic Outlook 2018 a Parigi, la capo economista dell'Ocse, Laurence Boone, lancia l'allarme ponendo l'accento soprattutto sull'innalzamento dello spread tra i Btp decennali e i Bund tedeschi, anche se almeno per il momento "il contagio è limitato". A preoccupare, però, non è solo il differenziale. Secondo il report, infatti, "la crescita economica dell'Italia ha perso slancio e resterà debole", tanto che le stime del nostro Pil per il 2019 sono state riviste al ribasso e portate a +0,9% dal +1,2% prospettato a settembre. Per il 2020, poi, l'istituto prevede una crescita dello 0,9%. Valori nettamente inferiori rispetto a quelli previsti dal governo Conte che nel Def aveva stimato un Pil in crescita dell'1,5% nel 2019 e dell'1,6% nel 2020.

Nel giorno della bocciatura della manovra economica, l'Economic Outlook pubblicato dall'Ocse getta nuova benzina sul fuoco perché fa a pezzi tutte le stime che il governo gialloverde aveva messo nero su bianco. Tra tutti gli indicatori sballati, a preoccupare gli economisti di Parigi è soprattutto il deficit pubblico che, stando ai loro calcoli, dovrebbe aumentare dall'1,8% del 2018 al 2,5% nel 2019 e, senza correzioni di bilancio né aumenti dell'Iva, salire al 2,8% nel 2020. Percentuali ben lontane dal disavanzo al 2,4% del Pil nel 2019 e all'1,8% nel 2020 stimato dall'esecutivo gialloverde nel Def. "Data la crescita lenta - si legge nel rapporto - l'aumento dei costi per interessi e il maggior deficit, il rapporto debito pubblico cesserà di diminuire e rimarrà a circa il 130% del Pil". Questo perché per l'anno prossimo è previsto un bilancio in espansione, con misure pari al'1,2% del Pil per lo più costituite da incrementi di spesa, che "rischia di mantenere, o addirittura di aumentare, i premi al rischio sovrano, che peseranno sulla crescita".

Quella degli economisti di Parigi è una bocciatura a 360 gradi. Della manovra economica non viene salvata una sola misura. Perché, sebbene il governo abbia "giustamente l'obiettivo di aiutare i poveri", data la composizione della legge, "i benefici sulla crescita di queste saranno probabilmente modesti, soprattutto a medio termine". Il reddito minimo garantito, per esempio, risulta inefficace se il governo non accelera le riforme per migliorare la ricerca di lavoro e i programmi di formazione, nonché le politiche di inclusione sociale. La "quota 100", la misura proposta per superare la riforma Fornero sulle pensioni, viene invece criticata perché "peggiorerà la disuguaglianza intergenerazionale, aumentando la già alta spesa pensionistica e ridurrà la crescita a lungo termine, riducendo l'età lavorativa della popolazione".

Sui mercati gli effetti di questa manovra si sono già fatti sentire. Dalla metà del 2018 i rendimenti dei titoli di stato sono aumentati di ben 185 punti base. "Le rinnovate turbolenze dei mercati finanziari accelererebbero l'aumento degli oneri finanziari per famiglie e imprese e la sfiducia, riducendo la crescita degli investimenti e dei consumi", emerge dall'Economic Outlook dell'Ocse secondo cui "un ulteriore aumento sostenuto dei rendimenti dei titoli di Stato danneggerebbe i bilanci delle banche e i coefficienti patrimoniali, il che potrebbero portare a minori prestiti". Dopo aver suonato il campanello d'allarme, però, gli economisti dell'Ocse consigliano all'Italia di "proseguire sulla strada delle riforme economiche e sociali e di una prudente politica di bilancio, se vuole migliorare la coesione sociale e stimolare la crescita".

Quindi il consiglio di innalzare gradualmente il surplus di bilancio primario e stimolare la crescita è la chiave per una riduzione duratura del rapporto debito pubblico/Pil: "Senza politiche di bilancio sostenibili, inevitabilmente il settore pubblico avrà meno spazio per fornire benefici e aiutare i poveri".

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