Economia

Mediobanca punta sul private banking

Piazzetta Cuccia ci riprova, promettendo meno salotti e più servizi

Il piano di Mediobanca, che sarà presentato alla comunità finanziaria il prossimo 22 novembre punterà, ancora una volta, sulle attività bancarie. Già nel 2004 e nel 2013, Piazzetta Cuccia aveva parlato di abbandonare l'immagine di salotto buono della finanza per rafforzare il business bancario, non solo corporate ma anche retail e gestito. Dodici anni fa il piano sembrava rivoluzionario. Oggi Mediobanca si trova ad affrontare le stesse problematiche di allora: il legame a doppio filo con Generali (di cui detiene il 13% del capitale); le partecipazioni «salottiere» e, infine, la metamorfosi in corso verso un profilo redditizio di gruppo bancario, sia rilanciando la tradizione del «corporate & investment banking» (il ramo d'azienda che si propone come interlocutore nelle grandi operazioni di mercato), apparso negli ultimi tempi piuttosto appannato, sia rafforzando l'ambito «consumer & retail» (da CheBanca a Compass) e, soprattutto, spingendo l'universo redditizio della gestione patrimoniale. Il mercato si attende che, anche questa volta, il top management faccia voto di ridurre il portafoglio azionario. Nel mirino soprattutto il 13% detenuto in Generali che oggi vale 2,21 miliardi rispetto ai 3,092 di valore di carico secondo i dati riportati nell'ultimo bilancio, poco meno della metà dell'intera capitalizzazione di Mediobanca (5,1 miliardi).

Secondo quanto previsto dal piano del 2013, Mediobanca avrebbe dovuto cedere il 3% per ottemperare ad obblighi di legge relativi alle necessità di capitale. L'ad Alberto Nagel tuttavia, anche recentemente, ha negato che sussista ancora un simile obbligo sostenendo: «Abbiamo un buffer di capitale ancora più solido che ci consente di guardare la dismissione del 3% di Generali con più attenzione ai valori». E, ai valori attuali, l'operazione potrebbe essere ulteriormente dilazionata. Un'altra partecipazione nel mirino è quella in Rcs dove Piazzetta Cuccia detiene il 6,2% del capitale. Il successo di Urbano Cairo nella guerra dell'Opa il per gruppo di via Solferino, dovrebbe definitivamente convincere Mediobanca a vendere. La decisione in teoria era già annunciata nel 2013, ma Piazzetta Cuccia negli ultimi mesi era tornata indietro, partecipando alla cordata dei soci storici di Rcs. Ora potrebbe però essere arrivato il momento giusto: la partecipazione vale infatti oggi 32 milioni rispetto ai 26 di valore di libro. Tra le attese degli analisti vi è infine la razionalizzazione delle attività detenute dal gruppo nell'ambito della gestione patrimoniale, da Cairn Capital, al 50% di Esperia a Compagnie Monégasque de Banque.

CM

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