Economia

Meridiana tenta di salvarsi dalla morsa delle low cost

La compagnia dell'Aga Khan licenzia 1.600 dipendenti e cerca una nuova rotta. I sindacati sulle barricate

Meridiana tenta di salvarsi dalla morsa delle low cost

La notizia che Meridiana ha avviato le procedure per il licenziamento collettivo di 1.600 persone ha fatto molto scalpore. É stata diffusa a tarda ora l'altra sera ed è stata ritenuta «inaspettata». I sindacati sono insorti per non essere stati avvisati e le reazioni sono state durissime. La Cigl: «Decisione gravissima che segna di fatto l'epilogo della compagnia»; la Cisl: «Questo atto certifica la gestione fallimentare del management»; la Uil lamenta che non ci sia stata «una serena trattativa». L'associazione dei cassintegrati parla di «pulizia etnica». I piloti: «Macelleria sociale». Sono annunciate agitazioni. Anche dal punto di vista geografico l'impatto è duro: a Olbia sono «cancellati» 608 posti, a Malpensa 561, a Verona 213, a Cagliari 188, più altri in sedi diverse. L'impatto sarà distribuito nel territorio nazionale, ma questo non significa che sia meno grave. Il ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi, che ha appena chiuso la vertenza riguardante Alitalia, ha annunciato la convocazione di azienda e lavoratori da parte del governo.

Quasi tutti i 1.600 licenziati (su 2.550 dipendenti complessivi) sono in cassa integrazione dal 2011. La decisione di ieri era dunque in qualche modo attesa e le condizioni economiche della compagnia non inducevano a ottimismo. Meridiana è il secondo vettore italiano, con circa 4 milioni di passeggeri all'anno. Appartiene all'Aga Khan, che nel tempo ha continuato a pompare denaro a piene mani, 350 milioni solo negli ultimi cinque anni (la perdita nel 2012 è stata di 180, dimezzata nel 2013). La storia di Meridiana è diventata molto difficile da quando, con l'avvento della liberalizzazione, la sua «mission» di vettore «ufficiale» per la Sardegna si è sgonfiata. La concorrenza, specie delle low cost , è stata fatale, insieme alla crisi del mercato e alla difficoltà di individuare strategie chiare e risolutive.

Meridiana si è prima fusa con Eurofly, quotata in Borsa, acquisendo così un'identità charter che non apparteneva al suo passato. Poi si è fusa con Air Italy, altra compagnia charter, ma anche quell'operazione non ha dato i frutti sperati. La flotta, che è arrivata ad avere 60 aerei, si è ridotta oggi a 27 (compresi 10 Md80 obsoleti e completamente fuori mercato) di cui tre di lungo raggio: il cda ha deciso, «nell'ambito di una riorganizzazione aziendale e industriale in linea con i principali concorrenti europei» di rinnovare completamente la flotta, 20 macchine solo Boeing. Il costo del lavoro, dopo l'uscita di 1.600 dipendenti («passo obbligato sebbene doloroso» ha detto l'ad Roberto Scaramella) dovrà scendere dall'attuale 25% sul totale delle spese: troppo, rispetto al 20% che è la media delle compagnie.

Meridiana per darsi una nuova fisionomia industriale punta a essere leader a Olbia e a Napoli, e a giocare un ruolo importante a Linate e a Malpensa.

Sfida non facile per una compagnia tutt'oggi dipendente dal sostegno del proprio azionista.

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