Economia

Monti promette la ripresa che non c'è

di Francesco Forte

Ma il governo Monti, ora dimissionario, soffre di allucinazioni? È la domanda che sorge, in modo allarmante, con la lettura della nota di aggiornamento del Def (Documento di economia e finanza) che il governo ha approvato e reso nota ieri.
Secondo questa versione, che verrà trasmessa alle Camere il prossimo 10 aprile, l'economia italiana sta per entrare in una duratura ripresa che si materializzerà nella seconda parte del 2013 e darà luogo, nel 2014, a una crescita del Pil dell'1%. Nel 2013, ammette il Def, il Pil calerà ancora dello 1,3%, per ripercussione dell'andamento negativo del 2012 sul primo semestre dell'anno in corso; ma già nel secondo trimestre ci sarà una stabilizzazione e, poi, un rimbalzo. Et voilà ecco che il 2014 sarà tinto di rosa.
Questo ottimistico testo, redatto dal ministro dell'Economia, Vittorio Grilli, è stato varato dal governo dimissionario giusto ieri, come suo testamento, mentre la nostra Borsa cadeva, sotto il peso dell'annuncio che a Cipro il salvataggio (per altro parziale) delle banche è stato fatto ai pagare ai deposti al di sopra di 100 mila euro. E ieri la Commissione europea informava che in Italia, a causa della recessione, la produttività è calata del 2,8% nel quarto trimestre 2012, dopo essere scesa del 3% nel terzo.
Il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, consultato da Pier Luigi Bersani, leader del Pd, lo aveva informato sul fatto che le imprese sono allo stremo, perché mentre è calata la domanda interna, sono aumentate le imposte, e il credito è sempre più difficile, mentre la Pubblica amministrazione non paga i debiti arretrati.
Nel Def, invece, si legge di questo miracolo della stabilizzazione nel secondo trimestre e della ripresa nel terzo, e a seguire, di cui nessuno invece scorge gli indizi nei fatti. E se anziché cercare tali indizi di ripresa dentro la nebbia degli eventi in corso, noi tentiamo di reperirli nel Documento governativo, rimaniamo delusi. Infatti, esso presenta un quadro d'assieme tuttaltro che rassicurante. La disoccupazione, quest'anno, salirà all'11,6%, mentre la stima precedente era dell'11,4%. Nel 2014 essa crescerà ancora allo 11,8%. Era all'8,3% - cioè 3,3 punti in meno - nell'ottobre 2011, quando cadde il governo Berlusconi e venne varato il governo Monti. Che, invece di fare un ritocco al bilancio, per tenere conto di previsioni peggiorate, fece un'ambiziosa e azzardata manovra con un maxi decreto fiscale denominata «Salva Italia», contenente una pesante patrimoniale diffusa sugli immobili, con particolare riguardo a quelli storico-artistici vincolati, generando la caduta del mercato immobiliare e la crisi dell'edilizia, con particolare riferimento alle piccole imprese impegnate nei lavori di ristrutturazione.
La pressione fiscale, si legge ancora in questo «aggiornamento» del Def, salirà nel 2012 al 44%: 1,8 punti in più del 2011. La riforma Fornero delle pensioni non ha migliorato il bilancio, perché la spesa pensionistica sale di 5,7 miliardi, toccando il 16,2% del Pil, contro il 15,9% dell'anno prima. E non si ridurrà nel 2014. Si noti che queste stime su disoccupazione, pressione fiscale e spesa per le pensioni potrebbero peggiorare se non si materializzerà quella ripresa del Pil prevista dal Def, a cominciare dal terzo trimestre di quest'anno. Il Fondo monetario internazionale, nel suo Bollettino trimestrale ora in uscita, ma redatto prima che si conoscessero i risultati delle nostre elezioni e che si materializzasse l'assurda linea di Bersani - il quale fa un programma per compiacere Beppe Grillo e non per invertire la spirale recessiva e tener conto degli effetti negativi sul risparmio bancario della bomba di Cipro - scrive che il Pil italiano, quest'anno, cala dell'1% e che il suo perdurare si riflette negativamente sull'economia europea, con il rischio di una nuova recessione diffusa: in cui l'Italia starebbe ancora nei vagoni di coda.

Monti, Bersani, Grillo stanno facendo esercizi di retorica politichese, mentre la nave dell'Italia si sta incagliando.

Commenti