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"Mps, per Profumo e Viola confermare i 6 anni di pena"

La Procura chiede la stessa condanna del primo grado. E attacca Consob e Banca d'Italia: "Colpevole connivenza"

"Mps, per Profumo e Viola confermare i 6 anni di pena"

Gli anni passati dal quasi crac del Monte dei Paschi di Siena cominciano a essere tanti, così il processo d'appello a Alessandro Profumo e Fabrizio Viola, già presidente e amministratore delegato, si apre con una sfilza di avvocati di parti civile che annunciano che nel frattempo i loro assistiti sono morti. Vittime che non vedranno la parola fine di quello che ieri si annuncia come un processo non solo ai due imputati, i due uomini mandati dal governo di centrosinistra a raddrizzare i conti della banca senese usciti malconci dalla gestione di Giuseppe Mussari, e finiti anche loro sotto accusa. Sul banco degli imputati, dice in sostanza la Procura generale di Milano, dovrebbero starci non solo Profumo e Viola ma gli «istituti di vigilanza pubblici e privati», a partire dalla Consob e dalla Banca d'Italia, complici - il procuratore generale Massimo Gaballo usa l'espressione «colpevole connivenza» - dell'occultamento operato dai due manager della voragine nascosta nei conti di Rocca Salimbeni.

Il processo per i falsi in bilancio di Mps è forse il più tortuoso celebrato negli ultimi decenni sulla grande finanza italiana. Profumo e Viola sono finiti sul banco degli imputati nonostante la Procura di Milano li considerasse e li consideri tuttora innocenti; in primo grado i pm chiesero la loro assoluzione e invece si sono visti condannare a sei anni di carcere a testa. Ora a puntare il dito contro di loro è la Procura generale, che accusa i colleghi della Procura della Repubblica di avere coperto con una falsa perizia le responsabilità di Profumo e Viola; l'inchiesta su questo capitolo è in corso a Brescia.

A complicare ulteriormente il tutto, è arrivata nel maggio scorso l'assoluzione di Mussari nel primo troncone «perché il fatto non sussiste». Profumo e Viola avevano festeggiato. Se svanisce la principale accusa a Mussari, quella relativa ai derivati Santorini e Alexandria, allora anche i suoi successori possono a buon diritto proclamarsi innocenti.

E infatti è proprio contro quella sentenza a favore di Mussari che ieri il pg Gaballo usa toni duri e quasi irridenti, parla di sentenza «grottesca», la definisce «cavallo imbizzarrito», accusa i giudici di «negazione terrapiattista». Per la Procura generale di Milano, un unico filo di responsabilità unisce la gestione Mussari, sotto la quale inizia il dissesto, e l'era di Profumo e Viola. Obiettivo: nascondere ai mercati la situazione «letale» dei conti del glorioso istituto. Profumo e Viola «erano pienamente consapevoli della falsa contabilizzazione fin dal loro ingresso», perché erano stati mandati lì proprio per porvi rimedio.

Per questo, davanti alla «eccezionale gravità del fatto», la Procura generale chiede ieri la conferma della condanna a sei anni dei due. A colpire però è soprattutto la severità dei giudizi che il pubblico accusatore riversa sulle «autorità di controllo pubbliche e private, Bankitalia, Consob, Ernst & Young» e sul loro ruolo nella vicenda. La sentenza di primo grado contro Profumo e Viola ha attribuito ai tre enti un atteggiamento di «attendismo istituzionale», ieri invece Gaballo va più in là. Riconosce che a un certo punto la Consob ha imposto a Mps di contabilizzare i derivati come tali ma lo ha fatto «quando proprio non poteva più farne a meno».

E non è tutto: «le deposizioni testimoniali dei loro funzionari sono assolutamente inattendibili perché condizionati dalla paura di essere incriminati come concorrenti o citati per danni».

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