Economia

Murdoch vuole barare sul calcio in tv

Sky presenta due maxi-offerte per aggiudicarsi tutti i diritti della Serie A. Ed escludere Mediaset

Murdoch vuole barare sul calcio in tv

Vincere la Champions si sa, dà prestigio e genera l'invidia, anche dei Campioni d'Italia. Ma la guerra innescata da Sky (a braccetto con Repubblica) dopo che Mediaset Premium le ha soffiato le partite di Champions League 2015-2018 per un centinaio di milioni di euro (700 milioni l'offerta complessiva) non era immaginabile ed ha il sapore di un fallo in area su ultimo uomo: alla fine l'arbitro fermerà il gioco e qualcuno dovrà lasciare il campo.

Questo arduo compito spetterà alla Lega Calcio che, il 23 giugno, dovrà rimettere ordine tra le indiscrezioni (e le illazioni) sull'asta per i diritti delle partite di Serie A (pay-tv) per il triennio 2015-2018. Un match che, manco a dirlo, vede competere Sky e Mediaset. Niente di strano, visto che si tratta dei due big player di settore. Se non fosse che Rupert Murdoch, fondatore e numero uno della News Corp che controlla Sky, ha presentato a sorpresa un'offerta sia per il satellite sia per il digitale terrestre, con l'obiettivo di ottenere l'esclusiva totale delle 8 squadre più forti della Serie A per i propri canali. Una possibilità non solo vietata esplicitamente dal bando d'asta, ma dalla legge stessa: la legge Melandri (No single buyer rule) che impedisce di discriminare le aziende televisive, consegnando ad una sola emittente tutti i diritti in asta. Un pacchetto che in questo caso si divide in tre: uno per il satellite (tutte le partite delle principali 8 squadre); un secondo speculare sul digitale terrestre e un terzo in esclusiva per le restanti 12 squadre della Serie A.

Una situazione che non solo nessuno ha stigmatizzato, ma anzi, che la Repubblica sulle colonne de «Il sabato del villaggio», difende, consegnando la vittoria sui diritti anzitempo a Sky. L'asse De Benedetti-Murdoch si spinge poi oltre, definendo un «fantomatico spirito Antitrust» quello che sta alla base della legge Melandri e l'eventuale rimostranza legale di Mediaset, una vertenza che sarebbe «assai poco edificante per il calcio italiano e per tutto il Paese».
In attesa che il 23 giugno la Lega Calcio rimetta la palla a centrocampo, sono diverse le ipotesi che si profilano all'orizzonte. Secondo un esperto del settore, l'assegnazione a Sky dei diritti che riguardano digitale e satellite è improbabile. Non soltanto per i suddetti vincoli di legge, ma perché non assicurerebbe alla Lega l'incasso minimo dichiarato di 850 milioni di euro l'anno.

In base alle cifre circolate in queste settimane, infatti, Murdoch avrebbe presentato un'offerta di 355 milioni per il satellite e di 420 milioni per il digitale. Il che porterebbe il conto nel caso di un'assegnazione totale a quota 775 milioni di euro. «Per massimizzare invece l'entrata - continua l'esperto - la Lega potrebbe semplicemente selezionare le migliori offerte rispettando le regole del bando. A conti fatti dunque, dare un solo pacchetto a Sky (la sua migliore offerta riguarda il digitale con 420 milioni di euro) e assegnare a Mediaset il satellite per il quale l'offerta sarebbe di 350 milioni». Questo farebbe tornare in gioco la proposta economica per le 12 partite (valida solo se abbinata al pacchetto 8 squadre satellite o digitale terrestre) e in particolare quella del Biscione da 306 milioni di euro. In questo modo, l'incasso per la Lega sarebbe di 1 miliardo l'anno e non ci sarebbe il rischio di dare il là a una causa legale «infinita» sulla gara.
Una possibilità da evitare a tutti i costi.

Dopo il Mondiale, «the show must go on».

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