Economia

"È necessaria una bad bank anti-crisi"

Forza Italia scrive al governo per disinnescare la stretta europea sui conti correnti

"È necessaria una bad bank anti-crisi"

«Si deve evitare il rischio di una stretta creditizia per famiglie e imprese». È l'obiettivo del responsabile economico di Forza Italia, Renato Brunetta, e del deputato Simone Baldelli, vicecapogruppo azzurro a Montecitorio, che hanno rivolto un'interpellanza al premier Giuseppe Conte e al ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, ribadendo le richieste del vicepresidente del Ppe, Antonio Tajani, ai commissari Ue McGuinness e Breton in tema delle nuove linee guida dell'Eba in materia di crediti scaduti e di calendar provisioning bancario.

In particolare, Brunetta e Baldelli hanno chiesto al governo di attivarsi, da una parte, per strutturare «meccanismi innovativi per incentivare il sistema bancario a gestire le posizioni deteriorate, anche attraverso l'erogazione di nuova finanza, per il ritorno in bonis delle posizioni. Dall'altro lato, chiedono di valutare la possibilità di costituire una bad bank nazionale per agevolare la gestione delle sofferenze bancarie. D'altronde, osservano, la Commissione Ue ha lasciato spazio di manovra ai singoli Stati nella posizione espressa all'Europarlamento lo scorso dicembre, pur non approfondendo la possibilità di costituire un'asset management company a livello comunitario le cui possibilità sarebbero state sicuramente superiori a quelle locali.

Il rischio che l'economia italiana possa essere seriamente danneggiata dalle nuove norme è evidente. La classificazione automatica a default di crediti scaduti da più di 90 giorni di importo pari ad almeno 500 euro può radere al suolo molte aziende. Senza contare che l'accantonamento patrimoniale obbligatorio pari al 30% annuo del valore per ciascun credito non performing può indurre gli istituti a stringere ulteriormente i cordoni della borsa o ad attivare procedure particolarmente «invasive» di recupero del credito stesso.

Basti pensare che in Italia si stima che circa il 40% dei 425 miliardi di sostegni alle imprese anche attraverso le moratorie potrebbe trasformarsi in crediti problematici. A questo va aggiunto l'impatto non meno trascurabile di eventuali default sugli Npl cartolarizzati con garanzia pubblica Gacs che vedrebbe ricadere ulteriormente sullo Stato il peso della crisi ingenerata dalla pandemia di Covid-19.

Brunetta e Baldelli hanno, inoltre, ricordato che l'Ufficio Studi di Confcommercio ha stimato nel 2020, a causa del Covid, la chiusura definitiva di più di 390mila imprese del commercio non alimentare e dei servizi a fronte di 85 mila nuove aperture. Pertanto, la riduzione delle aziende in questi settori sarebbe di quasi 305mila imprese (-11,3%). Di qui la necessità che palazzo Chigi e, soprattutto, Via XX Settembre prendano posizione per rivedere in sede europea la disciplina dei crediti in default e deteriorati e quella degli accantonamenti «per evitare un profondo impatto economico e sociale negativo», anche introducendo «una flessibilità temporanea e mirata».

Le problematiche sono complesse e le soluzioni richiedono un'elaborazione articolata, ma chiedere che Bruxelles e Francoforte mandino un segnale distensivo potrebbe in questa fase essere sufficiente.

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