Economia

Nell'Italia che produce vincono energia e servizi

Dai big dello Stato i maggiori utili industriali Male le tlc. Nella top 20 solo 6 i privati nazionali

Francesco Starace, ad Enel
Francesco Starace, ad Enel

È l'energia la regina dell'industria italiana. Lo dimostra l'Area Studi di Mediobanca nel rapporto «Le principali società italiane» dedicato a 3.452 bilanci del 2018. Società energetiche sono le prime tre della classifica dei ricavi (Eni, Enel e Gse). A livello settoriale sono ben posizionati anche il manifatturiero con Fca Italy in quarta posizione, i servizi trainati da Tim al quinto posto e le finanziarie con Edizione al sesto posto. La moda è rappresentata da Luxottica al 13° posto, la grande distribuzione da Esselunga al 16° e l'alimentare da Parmalat al 20°. Fuori della Top20 l'editoria (Cairo e Mondadori si contendono il primato), la meccanica (il primo è Nuovo Gruppo Pignone) e il comparto del legno (Savoia Holding è al primo posto). Rispetto allo scorso anno sono uscite dalla Top 20 Vodafone Italia, Wind Tre e Salini Impregilo, mentre sono entrate Api, Kuwait e A2a. Quanto all'assetto proprietario della Top20, 12 gruppi sono quotati in Borsa, otto sono a controllo pubblico, sei a controllo privato italiano e sei estero.

Primati. Il primato nazionale lo conquista Eni che, nel 2018, forte di un fatturato di 75,8 miliardi ha scalzato Enel (con un giro d'affari di 73,1 miliardi) dalla pole position dell'industria italiana. Sul podio anche Gse- Gestore Servizi Energetici (32,3 miliardi). A registrare il maggior balzo in classifica è stata però Api Anonima Petroli Italiani che, grazie a un giro d'affari di 6,7 miliardi, ha conquistato ben 37 posizioni, fino ad arrivare al 17° della Top20.

Profitti. L'energia si conferma regina anche degli utili con Enel ed Eni a contendersi i primi due posti in classifica, rispettivamente con 4,7 e 4,1 miliardi. In top ten anche Snam (con 960 milioni) e Terna (con 707 milioni). Ben posizionate poi Poste (con 1,39 miliardi) e Italcementi (con 1,1 miliardi). In profondo rosso invece Tim che ha chiuso il 2018 con 1,4 miliardi di perdite. Male anche Fca Italy (con 1,2 miliardi) e Saipem (con 472 milioni di rosso).

Debiti. Enel si conferma un peso massimo anche sul fronte dell'indebitamento con una posizione finanziaria negativa per 56 miliardi nel 2018 (in aumento del 9% sul 2017 e pari a 1,2 volte i mezzi propri). Ma è Edizione (Benetton), a causa dello shopping spagnolo della controllata Atlantia, ad aver il maggior incremento (48 miliardi, pari a 2,2 volte i mezzi propri, in aumento del 155%). Il gruppo che però presenta la maggior esposizione è Wind Tre con un debito finanziario di 12,2 miliardi pari a 7,9 volte i mezzi propri. Tra i gruppi con più di 10 miliardi di fatturato solo Eni e Fs hanno una maggiore dotazione di mezzi propri rispetto ai debiti contratti.

Dipendenti. Lo studio attribuisce lo scettro di regina per il maggior numero di dipendenti a Poste Italiane con oltre 134mila impiegati nonostante il taglio del 2,7% della forza lavoro. Chi ha assunto di più nel 2018 è però Prysmian che ha registrato un balzo del 38% della forza lavoro, oggi vicina ai 30mila dipendenti, Salini invece ha tagliato del 14,7 per cento.

Banche. Per quanto riguarda l'ambito finanziario il duello per la leadership è tra Unicredit e Intesa Sanpaolo rispettivamente con 828 e 778,6 miliardi di totale attività tangibile. Seguono Cassa Depositi e Prestiti (con 370 miliardi di attività tangibile), Banco Bpm (con 159,2 miliardi), Banca Mps (con 130 miliardi) e Ubi (123,6 miliardi ). La contesa tra le due maggiori banche del Paese si ritrova anche su fronte degli utili: la Ca de' Sass detiene il primato con 4,04 miliardi, ma il gruppo di Piazza Cordusio la marca stretto (con 3,89 miliardi).

Assicurazioni. Per quanto riguarda le assicurazioni, Generali con i suoi 65,2 miliardi di premi è irraggiungibile dagli inseguitori, tanto più che il report stima, sull'Italia, un mercato da 138 miliardi di premi complessivi.

Poste Vita conta infatti su 16,8 miliardi di premi lordi mentre Unipol su 12 miliardi, Intesa Vita su 8,3 miliardi e Cattolica Assicurazione su 5,7 miliardi.

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