Economia

Niel raggiunge il 15% di Telecom

Il magnate francese «prenota» un altro 4% del capitale. Scende in campo l'Antitrust: «Vogliamo chiarimenti»

L'ascesa di Xavier Niel nell'azionariato di Telecom Italia, che ieri ha portato il pacchetto (in opzioni e derivati) in sue mani al 15,1% spaventa i sindacati. Mentre il titolo continua a salire in Borsa (ieri +0,55%), le principali sigle sindacali chiedono al governo di «chiarire la posizione sul futuro di Telecom, quinta azienda del paese».

I francesi hanno dunque la maggioranza della società con l'Antitrust che ha acceso un faro sul finanziere transaklpino per individuare chi ha effettivamente il controllo del gruppo italiano.

Se Niel, fondatore di Iliad, quarto operatore fisso e mobile francese ha il 15%, Vincent Bollorè con Vivendi è al 20%. Gli analisti però faticano a trovare una spiegazione sulle strategie in corso con la Consob che ha già avviato verifiche sull'esistenza di eventuali relazioni tra le mosse dei due investitori transalpini. «È troppo presto per trarre conclusioni», ha spiegato un report di Mediobanca. «Se da una parte si può sostenere che i due gruppi francesi potrebbero valutare l'opzione di una strategia comune per il gruppo, evidenziamo che la stampa francese suggerisce differenti visioni tra Bollorè e Niel su come creare un leader europeo delle tlc-media». Secondo gli analisti di Akros, Telecom in questa fase potrebbe convertire le azioni risparmio (che, come le ordinarie, sono tornate ai livelli 2008) con conseguente diluizione dei soci forti: uno scenario che potrebbe permettere ai francesi di mantenere la presa sul gruppo tlc senza però superare la soglia d'Opa del 25%. Da notare che in Francia il business di Iliad, nelle tlc, e di Vivendi, nella tv a pagamento, è fortemente sinergico, un'alleanza che potrebbe essere esportata anche in altri paesi, come l'Italia con Telecom e in Spagna con Telefonica (dove Vivendi ha l'1%), creando così, sotto il cappello di Vivendi, un campione europeo delle tlc e della tv a pagamento. Ma questi sono tutti scenari a lungo termine. Nel breve, in Italia, c'è il problema della realizzazione della rete a banda ultralarga. In scadenza in questi giorni c'è la lettera d'intenti tra Metroweb, Vodafone e Wind per la realizzazione di questa infrastruttura. Della partita però ora c'è anche Telecom che ha riaperto il dossier Metroweb ma che non ha alcuna intezione di stringere alleanze con i suoi concorrenti. Parallelamente per Metroweb, c'è l'ipotesi Enel. La società elettrica con i suoi cavidotti potrebbe fare da aggregatore nello sviluppo della nuova rete nelle aree a fallimento di mercato. L'ipotesi, molto spinta da Vodafone, al momento sembra però in alto mare visto che l'ad del gruppo Francesco Starace, ieri ha affermato che il piano non è ancora pronto.

E se il governo italiano non reagisce alla scalata quello transalpino si rallegra: «Non vedo nessun carattere ostile nell'operazione - ha detto il ministro dell'economia francese Emmanuel Macron- sono felice per il dinamismo dei nostri imprenditori e il loro spirito di conquista».

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