Economia

Nuovo catasto, rischio salasso. Conteranno ascensore e piano

La bozza in Consiglio dei ministri il 20 febbraio: sparisce la distinzione tra case popolari e di lusso. Giallo sull'"invarianza di gettito": si delegherà ai Comuni l'aumento della tassa?

Nuovo catasto, rischio salasso. Conteranno ascensore e piano

Roma - Addio alle distinzioni tra case popolari e di lusso nella classificazione degli immobili. Valori calcolati sulla base di criteri nuovi, incrociando indicatori che riguardano la zona in cui si trovano e caratteristiche proprie come il piano, la presenza di balconi e di ascensori. Spunta uno sconto per le case di interesse storico-artistico, la conferma dell'esenzione per gli edifici di culto, ma anche una formulazione molto ambigua di «invarianza di gettito». Cominciano a circolare le prime bozze del decreto attuativo della delega fiscale sul nuovo catasto che dovrebbe approdare al consiglio dei ministri il 20 febbraio.

C'è una data certa, il primo luglio prossimo, che indica l'inizio del campionamento degli immobili. E c'è anche l'indicazione del 2018 come anno in cui saranno pronte le nuove funzioni statistiche che serviranno, appunto, a mettere in relazione il valore della casa, le sue caratteristiche, con il prestigio delle zone.

Confermata la nuova classificazione. Addio case popolari e immobili di lusso. Scomparirà la classificazione A/1, A/2, A/3. Tutte le abitazioni in fabbricati residenziali saranno inserite in un'unica categoria che si chiamerà «O/1».

Non mancano i punti oscuri. «Ci sono pericoli evidenti nella riforma che speriamo siano superati con una visione realmente ispirata all'equità generale e non riservata solo ad alcuni casi», ha detto il presidente di Confedilizia Corrado Sforza Fogliani commentando le indiscrezioni. Alcune incertezze riguardano il tema di maggiore interesse per i contribuenti, cioè se si pagherà più o meno di prima.

Il testo circolato ieri fa un riferimento generico, cioè che la revisione dovrà «assicurare la sostanziale invarianza di gettito complessivo delle imposte erariali e locali», Imu, Tasi, e gli altri balzelli. Manca la parola che le associazioni dei proprietari si aspettavano, cioè l'invarianza a livello locale. Scritto così come è nella bozza, significa che alcuni comuni potranno attingere dalle tasse sul mattone più soldi di prima. Per questa ipotesi è l'Agenzia delle entrate, quindi il governo, che ha tutto l'interesse a lasciare agli amministratori locali oneri ed onori di un altro aumento delle tasse. Contrari i proprietari che temono un salasso soprattutto nelle città con i conti in rosso, dove le addizionali sono già alte.

«Mi auguro - ha aggiunto Sforza Fogliani - che gli accertamenti sulle rendite siano fatti censendo realmente i valori e le rendite attuali che sono al minimo storico». Tra gli altri punti da chiarire ci sono infatti il come reperire i dati sulle compravendite e le locazioni. Quanto più saranno legati a compravendite reali, tanto più saranno aderenti alla realtà. Tra gli indicatori, le associazioni vorrebbero ad esempio che si includessero gli esiti delle aste giudiziari immobiliari. Un dato certo, che eviterebbe la tentazione di gonfiare i valori per fare cassa.

Per il resto, nelle bozze è previsto che i luoghi di culto con «caratteristiche edilizie proprie dell'uso specifico cui sono destinati» rientrano tra gli immobili improduttivi cui non va attribuita rendita. Quindi niente base per calcolare Imu. C'è, come chiesto dalle associazioni dei proprietari, una misura specifica per gli edifici di valore storico e artistico, cioè delle «adeguate riduzioni» delle rendite che arrivano al 30% per palazzi oltre i 300 metri quadri.

Una delle poche luci, tra tante ombre.

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