Economia

Ora Mps gioca l'ultima carta: conversione bond in azioni

Il Monte dei Paschi di Siena rompe gli indugi e dal Consiglio di amministrazione arriva la riapertura della conversione dei bond in azioni Mps, questa volta accessibile anche agli obbligazionisti retail, ovvero una platea di quasi 40 mila risparmiatori

Ora Mps gioca l'ultima carta: conversione bond in azioni

Il Monte dei Paschi di Siena rompe gli indugi e dal Consiglio di amministrazione arriva la riapertura della conversione dei bond in azioni Mps, questa volta accessibile anche agli obbligazionisti retail, ovvero una platea di quasi 40 mila risparmiatori che nel 2008 sottoscrissero il bond da oltre 2 miliardi di euro che servì a finanziare l'acquisizione di Antonveneta. Una scelta per realizzare il rafforzamento patrimoniale da 5 miliardi di euro senza dover ricorrere all'intervento dello Stato. I 40mila risparmiatori, secondo le stime, potrebbero contribuire fino a circa due miliardi di euro, che si sommerebbero al miliardo raccolto dagli istituzionali, per la restante invece si punterebbe sul Qatar - che entrerebbe nel capitale con un miliardo di euro - e sul mercato.

L'operazione, secondo quanto si apprende, è possibile in quanto la Consob non ostacolerebbe la chiamata diretta dei 40mila risparmiatori che avrebbero la possibilità di convertire il bond al valore nominale, annullando dunque le perdite che registrerebbero in caso di conversione forzata in caso di fallimento dell'aumento di capitale privato e il conseguente ricorso all'intervento pubblico. Con la riapertura dell'Lme e la possibilità per i risparmiatori di parteciparvi, la banca confida di raccogliere tra gli 1 e i 2 miliardi di euro, che uniti al miliardo già raccolto con la conversione degli istituzionali terminata lo scorso 2 dicembre e al miliardo che apporterebbe il fondo sovrano del Qatar (Qia), ridurrebbe a 1-2 miliardi la cifra da recuperare sul mercato, questa volta senza il consorzio di garanzia delle banche, ma con gli attuali consulenti e advisor dell'istituto che si accollerebbero il ruolo di collocare le azioni sul mercato, senza così avere l'onere di farsi carico dell'eventuale inoptato.

Il tutto potrebbe concludersi entro la fine dell'anno, scongiurando l'intervento dello Stato e rispettando gli accordi stipulati con la Banca centrale europea.

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