Economia

Orogel va in Usa e studia lo shopping

Società ad hoc per aumentare le vendite. Ora occhi su Francia e Germania

Paolo Stefanato

Orogel, il leader italiano delle verdure surgelate con sede a Cesena, sbarca negli Stati Uniti con la Orogel Usa, società commerciale attraverso la quale sarà più facile sviluppare le vendite; non è escluso, in futuro, l'avvio di produzioni su suolo americano. Inoltre, grazie a 50 milioni di free capital a disposizione, sono allo studio acquisizioni di produttori in Francia e Germania, i più interessanti mercati europei. Oggi il gruppo fattura all'estero circa il 4% delle proprie vendite, che nei surgelati ammontano a 239 milioni; le aree di sbocco sono soprattutto Europa, Stati Uniti e Giappone. Il fatturato aggregato, non depurato dei ricavi sovrapposti infragruppo, è stato nel 2018 di 687 milioni.

Orogel ha una quota di mercato del 16,8% nelle verdure surgelate, è il primo produttore nazionale con 141mila tonnellate ed è molto attivo anche nella produzione distribuita con i marchi delle reti commerciali (il 10,6% delle vendite). La crescita rispetto al 2017 è stata del 3,58%, in un contesto di mercato in cui i consumi nazionali di vegetali surgelati sono calati del 3,1%. L'andamento del 2019 vede il mercato ancora stagnante meno 0,2-0,3% mentre Orogel nei primi quattro mesi guadagna 5,1 punti percentuali.

Il modello di Orogel è cooperativo, e si basa sui raccolti di 1.558 soci che coltivano in campo aperto con sistemi di produzione integrata e biologica e conferiscono alla casa madre. Nulla viene acquistato fuori da questa filiera, per salvaguardare il controllo sul prodotto e la sua qualità. La produzione, tutta italiana, arriva ai tre stabilimenti in tempi strettissimi e qui viene immediatamente lavorata e «bloccata» con le basse temperature. Il modello cooperativo, per sua natura solidaristico, fa sì che il rapporto tra società e fornitori sia basato su valori di reciproca fiducia. «I soci sanno che il prezzo che viene riconosciuto cresce ogni anno almeno del tasso d'inflazione e che in caso di calamità naturali il gruppo interviene con aiuti che vanno oltre i semplici aspetti assicurativi» ricorda l'ad Bruno Piraccini. In questo spirito anche il welfare aziendale si articola, per i soci e i 1.954 dipendenti, in premi di produzione servizi alla salute e all'istruzione dei figli, buoni spesa e opportunità per le vacanze.

L'investimento in welfare è di 4 milioni all'anno.

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