Economia

Paolo Ligresti agli arresti domiciliari

Addio Lugano bella. La Svizzera è piccola, e può diventare in fondo una specie di prigione dorata, se si rischia di essere arrestati al primo tentativo di passare un check in. Così Paolo Ligresti, il secondogenito dell'Ingegnere, ieri sceglie di mettere fine alla sua latitanza e si consegna alla magistratura italiana. Si presenta al confine di Ponte Chiasso e viene arrestato dalla Guardia di finanza: ma nei giorni scorsi, punto di approdo di una lunga trattativa con il suo avvocato Davide Sangiorgio, il giudice preliminare Andrea Ghinetti aveva già convertito l'ordine di carcerazione con una misura di arresti domiciliari. Così ieri Ligresti junior, sbrigate le formalità di rito, approda direttamente nella confortevole residenza alle porte di Milano che ha indicato come suo domicilio. Da lì si prepara ad affrontare il processo che lo attende per aggiotaggio e falso in bilancio, unico cascame aperto a suo carico delle inchieste scaturite dal crac del gruppo di famiglia. L'udienza preliminare è fissata per domani.

Nel luglio di due anni fa, mentre le sue sorelle Giulia e Jonella finivano in carcere e per l'anziano padre Salvatore scattavano gli arresti domiciliari, Paolo si era ritrovato al sicuro nella Confederazione, al riparo dal rischio di estradizione avendo da poco ottenuto la cittadinanza. Ma nei mesi scorsi aveva accettato l'apertura di una rogatoria e aveva rinunciato ad opporsi all'estradizione chiesta dalla procura milanese. Perché? «Torna per difendersi», spiega Sangiorgio. A convincere l'«esule» al rientro, oltre alla oggettiva insostenibilità di un lungo esilio in Svizzera, è stata verosimilmente la speranza di limitare i danni nel processo milanese, e magari di portare a casa una assoluzione che il suo legale non considera affatto irrealistica. L'accusa di aggiotaggio non è relativa infatti al periodo più critico e convulso del tramonto dell'impero ligrestiano, quando serviva tenere alti i valori del titolo Fonsai in vista della trattativa con Unipol, ma all'anno precedente, quando non vennero adeguatamente evidenziate nel bilancio le esposizioni per rischio sinistri. Il bilancio si chiuse comunque con un rosso di quasi un miliardo, e su questo Ligresti intende battagliare per sostenere che non vi fu alcuna alterazione ai danni del mercato: come d'altronde dimostrerebbero le sentenze che hanno portato al dissequestro dei beni che gli erano stati bloccati. Paolo punta insomma a uscire di scena sulla scia della minore delle sue sorelle, Giulia, che se l'è cavata con un patteggiamento a due anni e otto mesi che le garantisce di non tornare in carcere. Sul banco degli imputati resterebbero così solo Salvatore e la sua primogenita Jonella, che a Torino sono sotto processo anch'essi per falso in bilancio e aggiotaggio.

Nei mesi scorsi a padre e figlia sono stati sequestrati altri 9 milioni e mezzo di euro che secondo la Procura i due volevano far espatriare.

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