Economia

La partita Banco-Bpm finisce 52 a 48

Ecco i possibili pesi azionari post-fusione, e Milano rilancia sulla governance. L'ad Castagna: «Solo operazioni tra pari»

Massimo Restelli Il puzzle dei concambi sarà più chiaro solo da questo pomeriggio, quando anche il Banco Popolare avrà approvato i conti del 2015, ma stando a quanto si dice tra gli advisor, se la Popolare Milano accetterà il serrato corteggiamento di Verona, a nozze ultimate potrebbe pesare per il 48% circa nel nuovo gruppo e il Banco per il restante 52 per cento.«Cercare un partner con cui fare una fusione alla pari è una condizione essenziale del mandato che ho ricevuto dal consiglio», ha scandito ieri a mercati chiusi l'ad di Bipiemme Giuseppe Castagna, presentando un bilancio 2015 tirato a lucido: l'utile è salito del 24,4% a 288,9 milioni (0,027 euro il dividendo) a fronte di 5,99 miliardi di crediti tossici (+2,5%) e a una solidità patrimoniale Cet 1 pari all'11,53%.Sebbene il Banco sia in netto vantaggio su Ubi, anch'essa interessata a una fusione, Castagna non ha fatto nomi, premettendo però che non ci saranno aumenti capitale: «La definizione dei criteri finali» per il partner richiederà «un tempo indefinibile perché arrivare a una conclusione non è mai facile, anche in percorso fatto insieme con tanta buona volontà. Siamo sulla buona strada». I nodi da sciogliere con il Banco infatti non mancano. A partire dal disegno della governance subito sotto le poltrona del capo azienda, destinata al «milanese» Castagna, e a quella di presidenza riservata al veronese Carlo Fratta Pasini. Bpm starebbe in particolare pensando di riservare allo stesso Castagna una delle 3 seggiole inizialmente destinate agli indipendenti, così da averne poi altre sette disponibili e quindi accorciare le distanze rispetto ai nove posti in quota Verona. In parallelo salirebbero da 7 a 8 i posti in comitato esecutivo affidato all'ad del Banco, Pier Francesco Saviotti. Molto dipenderà comunque da come saranno distribuite le deleghe tra Castagna e Maurizio Faroni, candidato naturale del Banco alla direzione generale del nuovo gruppo affiancato da 2 vice.Il maggiore ostacolo alla fusione appare tuttavia un altro: riuscire a far digerire alla Bce di Mario Draghi che in pancia alla nuova holding sopraviverà una nuova «Bpm spa», retta da un proprio board e, sempre nei piani, destinata a fare da contenitore ai circa 900 sportelli del nuovo gruppo in Lombardia. Un punto quest'ultimo molto sentito tra i dipendenti-soci di Piazza Meda e sul quale si sarebbe speso lo stesso presidente del Banco Popolare Carlo Fratta Pasini, ma che sarà molto difficile far digerire all'Eurotwer, anche per l'ipotesi minima di 3 anni.Se tutte le tessere saranno ricomposte, i cda potrebbero riunirsi per il via libera alle nozze domenica 21 febbraio o forse già il 14.

Ieri in Borsa è stata tuttavia un'altra giornata da brivido per tutte le banche, partire proprio da Bpm (-8,9%) e Banco (-9,6%) per cui il consensus degli analisti prevede un utile netto di 468 milioni, al netto dell'assegno staccato per salvare Etruria & C con il fondo di risoluzione, a fronte di 3,4 miliardi di ricavi.

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