Economia

Peluso rischia il processo per il crac dei Ligresti

Il pm Orsi chiede il rinvio a giudizio del manager ex Unicredit e di altri 11 indagati per bancarotta

L'ultimo atto delle inchieste milanesi sul crac del gruppo Ligresti-Fonsai porta sul banco degli imputati, insieme ad altri undici amministratori del gruppo e manager bancari, anche Piergiorgio Peluso, che all'epoca dei fatti era direttore del corporate banking di Unicredit, venne poi imposto dalle banche alla testa di Fonsai e oggi è direttore finanziario di Telecom. La Procura della Repubblica ha chiesto il rinvio a giudizio per concorso in bancarotta fraudolenta di tutti gli indagati, accusandoli di avere con la cosiddetta operazione Cerba aggravato il dissesto di Imco, una delle holding del gruppo Ligresti, controllata da Sinergia, per privilegiare Unicredit nel recupero di parte della pesante esposizione bancaria che aveva maturato nei confronti dello stesso gruppo.

Nel giro di pochi giorni, il pm milanese Luigi Orsi ha tirato le fila degli ultimi filoni ancora aperti della vicenda di Fonsai: una stretta inevitabile, perché Orsi lascia la procura per la Cassazione. Dapprima ha chiesto (ma con motivazioni assai indigeste per l'indagato) l'archiviazione dell'indagine a carico di Alberto Nagel di Mediobanca per la vicenda del «papello», le promesse fatte a Ligresti; ha chiesto l'assoluzione di Paolo Ligresti dall'accusa di aggiotaggio; e infine ha chiesto il processo per Peluso e gli altri inquisiti del filone Cerba, controfirmata dal procuratore aggiunto Giulia Perrotti. È una sequenza unita da un solo filo conduttore, da una lettura comune della dinamica del fallimento del gruppo: Orsi è convinto che le banche creditrici, segnatamente Unicredit e Mediobanca, non siano state immuni da colpe nella vicenda Ligresti. E in questo l'interpretazione di Orsi si discosta sensibilmente dall'impostazione della procura di Torino, che gestisce un altro filone processuale, e che ha ammesso i due istituti di credito tra le parti civili del processo ai Ligresti. Dell'influenza che le banche avrebbero avuto sulle scelte del management ligrestiano, secondo la Procura milanese, l'operazione Cerba è uno degli esempi più chiari. Nella ricostruzione di Orsi, un credito di circa 150 milioni che Unicredit vantava nei confronti di Sinergia tra il 2009 e il 2010 venne passato a Imco: una differenza sostanziale, perché mentre Sinergia era ormai insolvibile, Imco aveva in pancia il grande terreno di Milano destinato a ospitare il Cerba, il centro di ricerca biomedica di Veronesi, e che venne dato in pegno alla linea di finanziamento.

Alcune mail sequestrate nel corso delle indagini dimostrano secondo la Procura che l'operazione venne strutturata d'intesa tra Peluso e Salvatore Rubino, amministratore delegato di Imco.

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