Economia

Inflazione e aumento dei prezzi: ecco chi viene colpito davvero

Il tasso inflazionistico è un contenitore formato dagli aumenti di diversi beni e servizi e, a pesare di più, sono i prodotti di prima necessità

Inflazione e aumento dei prezzi: ecco chi viene colpito davvero

Il termine inflazione è un concetto generale a cui partecipano, a vario titolo, gli aumenti dei prezzi di centinaia tra prodotti e servizi. Sostenere che l’inflazione colpisce soprattutto i cittadini economicamente più deboli può sembrare una mera questione tra prezzi e potere di acquisto ma, in realtà, non è soltanto questo il motivo.

Sono diversi gli argomenti che vanno presi in considerazione quando si parla di inflazione: occorre prima di tutto capire di quale inflazione si sta parlando e, in secondo luogo, va contestualizzato il peso che l’inflazione ha sui beni e servizi. Dire che il tasso di inflazione è del 9,1% non significa che tutti i prezzi sono aumentati in uguale modo. Cominciamo con lo spogliare l’inflazione dal significato generico nel quale è ammantata.

C’è inflazione e inflazione

Come è noto, l’inflazione monitora l’andamento dei prezzi nel tempo. È riferita a un insieme di beni e servizi, chiamato paniere, che rispecchia le abitudini dei consumatori. Il paniere è di per sé variabile, nel senso che viene aggiornato con regolarità, togliendo voci non più attuali e inserendone altre relative a ciò che gli italiani comprano di più.

Nel paniere ci sono anche i prodotti di uso quotidiano, come quelli alimentari e quelli energetici, il cui prezzo è definito con l’aggettivo “volatile” perché più soggetto alle variazioni rispetto al prezzo di altri beni e servizi, tra i quali i capi di abbigliamento o una consulenza specialistica. Per questo motivo si parla di “inflation core” (inflazione di fondo) che tende a escludere i prodotti più soggetti alle variazioni di prezzo. In Europa l’inflazione di fondo a luglio era del 4,89% mentre l’inflazione nel senso classico del termine era del 9,8%. Restando all’interno dei confini nazionali, a fronte di un’inflazione di poco superiore al 9% ad agosto, l’inflazione di fondo si è assestata attorno al 3,9%.

Questa differenza porta a una confusione, impedendo di avere un quadro complessivo della crescita dei prezzi che, ovviamente, rimane generale ma non equanime.

Il paniere Istat

Il paniere Istat è oggetto di aggiornamenti periodici che permettono di adeguarlo alle abitudini di acquisto degli italiani. Così, tra i 1.772 prodotti che compongono quello attuale, non c’è da stupirsi se sono entrati i tamponi molecolari e le consulenze psicologiche alle quali gli italiani hanno fatto ricorso in modo più massiccio nel post-Covid (approfittando anche del bonus previsto dal governo).

Va da sé che i prezzi dei prodotti e dei servizi contenuti nel paniere non variano tutti nel medesimo modo come già evidenziato. Ciò significa che quella che viene correntemente definita “inflazione” ha una morsa diversa sui prodotti e i servizi che acquistiamo.

Ed è proprio qui che si identifica con maggiore facilità perché l’inflazione pesa soprattutto su chi ha una capacità di reddito inferiore. Per fare un esempio, il pane subisce una pressione inflazionistica più alta di quella che subiscono gli impianti stereo. A corredo di ciò va interpolato il fatto che il pane viene comprato circa ogni giorno mentre un impianto stereo è un acquisto che si fa di rado.

Il peso dell’inflazione sui meno abbienti

Le persone meno abbienti e quelle più facoltose consumano prodotti del paniere diversi tra di loro. I cittadini e i nuclei famigliari con un reddito più contenuto non possono esimersi dal mangiare o dal rifornirsi di carburante. La loro capacità di spesa, quindi, si esaurisce nell’approvvigionarsi dei beni di prima necessità, quelli più colpiti dall’inflazione. Non è un caso che l’Istat abbia rilevato come l’inflazione attuale stia pesando in modo maggiore sui nuclei famigliari più deboli dal punto di vista economico. La Banca d’Italia, curando il bollettino economico del terzo trimestre del 2022, ha stimato che le misure attuate dal governo abbiano contribuito a lenire gli effetti dell’inflazione in ragione dell’1,5%. Misure rivolte ai redditi meno elevati, all’interno delle quali si situano i tanti contributi e i diversi bonus sociali.

Questo quadro suggerisce che più della percentuale inflazionistica, conta ciò che si compra e, poiché l’inflazione impatta con maggiore veemenza sui prodotti che tutti consumano, si crea un circolo vizioso dal quale, le persone con un reddito più basso, rischiano di non potere uscire.

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