Economia

Petrolio e Saipem zavorrano Eni, profitti -70%

Le perdite della controllata Saipem e il calo dei prezzi del greggio zavorrano i conti dell'Eni, che ha chiuso il secondo trimestre con un risultato netto in perdita di 0,11 miliardi e un utile netto rettificato che crolla dell'84% a 0,14 miliardi di euro. Nel semestre l'utile netto è diminuito del 70% a 0,59 miliardi e quello cosiddetto adjusted a 0,79 miliardi (-62%). Il gruppo ha comunque proposto un acconto del dividendo di 40 centesimi per azione (56 nel 2014). Non solo. Il flusso di cassa operativo è stato di 3,37 miliardi nel trimestre e di 5,68 miliardi nel semestre, in linea con lo stesso periodo del 2014 nonostante un calo del 45% del prezzo del petrolio e i 920 milioni assorbiti da Saipem. Per quanto riguarda invece l'indebitamento finanziario netto, a fine giugno era di 16,5 miliardi, con un incremento di 2,8 miliardi rispetto a fine 2014. Il gruppo ha inoltre rivisto le previsioni sulla produzione per il 2015 dal +5% al +7 per cento. Segno che il processo di trasformazione della società, focalizzata sull'upstream, e di razionalizzazione dei costi sta cominciando a dare i suoi frutti. Ecco perché i commenti degli analisti sono positivi: per quelli di Bernstein la generazione di cassa «sarà anche più forte nel secondo semestre», e anche per Mediobanca Securities «l'incremento del target di produzione è un segnale di fiducia in un'accelerazione». Per tutti i broker, il tallone d'achille dei risultati netti del Cane a sei zampe resta Saipem che ha annunciato una semestrale in profondo rosso e 8.800 esuberi in tre anni. «Il management di Saipem ha messo in atto una forte azione di ristrutturazione ed efficientamento dei costi. Io penso che resti uno dei più forti contractor del settore, si riprenderà molto presto», ha detto ieri l'ad dell'Eni, Claudio Descalzi.

Nel frattempo, però, arrivano altri guai per la società specializzata nell'esplorazione di gas e costruzione di piattaforme petrolifere. I pm brasiliani ritengono, infatti, che l'ex direttore dei servizi di Petrobras, Renato Duque, abbia favorito ingiustamente Saipem relativamente a un contratto per la realizzazione di un gasdotto sottomarino per i giacimenti offshore di Lula e Cernambi. È stata invece rinviata al 18 settembre l'udienza preliminare con al centro la vicenda della presunta maxitangente da 198 milioni di dollari che sarebbe stata versata da Saipem a pubblici ufficiali algerini in cambio di sette appalti petroliferi.

In Piazza Affari il titolo Eni ha guadagnato lo 0,25%, le Saipem l'1,53 per cento.

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