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Più energie innovative per i trasporti

Possibile bioraffineria anche a Livorno. Il tesoro degli oli vegetali

Più energie innovative per i trasporti

Possono già, in molti casi, sostituire i carburanti tradizionali (nelle motorizzazioni omologate) ma non sono di origine fossile: per la loro produzione, cioè, non si parte dall'estrazione di materia prima. Parliamo dei biocarburanti, prodotti che possono dare un contributo rilevante e immediato alla decarbonizzazione dei trasporti. Eni, l'unico produttore italiano e il secondo produttore in Europa di HVO (olio vegetale idrogenato), ha già imboccato da tempo la strada della ricerca e dello sviluppo in questo ambito. Una prima pietra miliare è stata la completa trasformazione delle raffinerie di Venezia Porto Marghera e Gela in bioraffinerie.

La prima è stata riconvertita già nel 2014, la seconda nel 2019. Entrambe trasformano in biocarburanti di alta qualità biodiesel, ma anche bio-GPL e bio-nafta anche a uso dell'industria chimica - materie prime di scarto, residui e rifiuti che derivano da processi di trasformazione di prodotti vegetali o oli da colture non in competizione con la filiera alimentare.

È inoltre allo studio la possibile realizzazione della terza bioraffineria a Livorno. Lo studio di fattibilità prevede la costruzione di tre nuovi impianti per la produzione di biocarburanti idrogenati: un'unità di pretrattamento delle cariche biogeniche, un impianto Ecofining da 500mila tonnellate/anno e un impianto per la produzione di idrogeno da gas metano. Nel frattempo, Eni ha portato avanti intense attività di ricerca per diversificare il più possibile le fonti per la fabbricazione di biocarburanti, così come gli scenari di utilizzo, fra i quali al primo posto viene sicuramente il settore dei trasporti. La produzione di biocarburanti è una delle forme più evidenti di implementazione della cosiddetta «economia circolare», un modello con cui si mira ad abbattere il consumo di materie prime e prolungarne il ciclo di vita prima dell'inevitabile esaurimento o dismissione. Le materie prime utilizzate per produrre biocarburanti, per la precisione, non sono esclusivamente scarti che sarebbero destinati al non riciclo, ma anche oli vegetali che permettono, da un lato, di assicurarsi la materia prima a prezzi competitivi e, dall'altro, di creare nuovi posti di lavoro e generare entrate stabili per gli agricoltori.

Nell'ottobre 2022 Eni ha definitivamente concluso l'approvvigionamento di olio di palma in uso nelle bioraffinerie di Venezia e Gela: entrambe le fabbriche sono alimentate da oli vegetali usati e di frittura, grassi animali, oli estratti da colture in terreni marginali non in competizione con la filiera alimentare per la produzione di biocarburanti, HVOdiesel, bio-GPL, di bio-jet e di bio-nafta destinata alla filiera della chimica.

La strategia di Eni in questo ambito prevede soprattutto la collaborazione con Paesi africani in cui è possibile sviluppare questi tipi di colture che non entrano in competizione con la filiera alimentare, perché coltivate in aree degradate o marginali soggette a siccità, inquinamento o erosione.

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