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Popolare Sondrio. Unipol punta al 20%

Via all'acquisto di un altro 10%, esborso fino a 236 milioni. Mps crolla in Borsa, pesa il Tesoro

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Si guarda al Monte Paschi, mentre il risiko bancario passa da Sondrio. Ieri, infatti, Unipol ha dato corso a quanto era stato anticipato a inizio settembre, avviando l'acquisto del 10,25% della Banca Popolare di Sondrio a un prezzo per azione non superiore a 5,10 euro (ieri in Borsa il titolo dell'ex cooperativa era in calo dello 0,57% a 4,9 euro). Si tratta di un investimento fino a 236 milioni. Unipol ha già il 9,5% circa del capitale sociale dell'istituto guidato da Mario Alberto Pedranzini e ha ottenuto il via libera della Bce a salire fino al 19,99 per cento. Nei prossimi giorni, quindi, arriverà vicina a questa soglia (19,7%). Il famoso terzo polo bancario potrebbe partire da qui, dal momento che il gruppo presieduto da Carlo Cimbri ha in pancia il 19,9% di Bper. Da qui delle due una: o Unipol si muove per sbarrare la strada all'arrivo di altri oppure può essere veramente l'antipasto di un'aggregazione tra Sondrio e Modena.

Nel frattempo, un altro candidato perno del terzo polo, Mps, precipita in Borsa del 6,6% a 2,39 euro. Ad abbattere il titolo sono state le voci su un possibile collocamento sul mercato di una quota del capitale da parte del Tesoro.

Fonti vicine al Mef hanno però fatto trapelare che «non c'è nessuna fretta da parte del governo» di privatizzare Mps e «qualsiasi operazione sulla quota del 64,2% della banca in mano pubblica verrà fatta nel momento migliore, allo scopo di valorizzare al meglio la partecipazione e garantire il perseguimento dell'interesse pubblico».

La privatizzazione, quindi, ci sarà ma senza fretta. Secondo il Messaggero, il Mef avrebbe messo in moto gli advisor per collocare sul mercato una fetta dell'8% all'inizio di ottobre. La nota del Mef sembra però indicare tempi più lunghi. Intanto, ieri è tornato a parlare l'ad di Mps, Luigi Lovaglio, che a Class Cnbc ha stimato la tassa sugli extraprofitti «attorno a 120 milioni» per Siena, ed è «logico» attendersi che Mps la schivi accantonando a riserva 2,5 volte il suo ammontare.

Il banchiere circa il disimpegno del Mef ha detto che «il nostro compito come management è essere focalizzati a far emergere ancor di più il valore della banca, il resto è un tema che riguarda più l'azionista». Il tema terzo polo, però, è sfiorato con un invito velato a Unicredit e Banco Bpm. «La dimensione è importante perché ti consente di sviluppare nuovo business» e «io credo che un processo di consolidamento sia un qualcosa che il mercato deve aspettarsi».

Secondo il leader della Fabi, Lando Maria Sileoni, Mps può essere in futuro «il punto di partenza per la realizzazione dell'auspicato terzo polo».

E per questo, sostiene il sindacalista dei bancari, il governo dovrebbe spingere in Europa per ottenere una proroga oltre la fine del 2024 alla scadenza per uscire dal capitale.

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