Economia

Poste sceglie le banche per andare in Borsa entro la fine dell'anno

Sono Unicredit, Mediobanca, Banca Imi, Bofa Merril Lynch e Citi. Sul mercato il 40%

La quotazione in Borsa di Poste Italiane si farà e sarà di quelle destinate a non passare inosservata visto che si parla di una valorizzazione di almeno 10 miliardi (il che pone l'operazione nella top ten di quelle più rilevanti a livello internazionale). Ormai ci siamo: è stato varato il nuovo piano industriale 2015-2020, il primo firmato dal nuovo ad Francesco Caio, che prevede 3 miliardi di investimenti e 8mila assunzioni; sono stati predisposti gli aumenti tariffari (per cui manca solo l'avallo dell'Autorità delle Comunicazioni), una vera e propria stangata per i consumatori necessaria, a giudizio del management, a compensare il calo della domanda e, entro marzo, è atteso il rinnovo del contratto di programma 2015/20. A questo punto la privatizzazione, da cui il Tesoro conta di intascare almeno 4 miliardi non può che procedere spedita. Salvo imprevisti.

E che i motori abbiano iniziato a girare lo conferma l'elite di banche d'affari e consulenti chiamata a gestire l'operazione. Lazard e Gianni Origoni Grippo Cappelli & Partners come advisor del Tesoro; Rothschild e Clifford Chance per Poste mentre come global coordinator ci saranno Unicredit, Mediobanca, Banca Imi, Bofa Merril Lynch e Citi. Tra i bookrunners figurano infine Credit Suisse, Ubs, Goldman Sachs, Jp Morgan e Morgan Stanley.

«Probabilmente per il debutto occorrerà aspettare la seconda parte del 2015 visti i tempi dell'istruttoria e la complessità dell'operazione che dovrebbe portare sul mercato il 40% del gruppo» commenta una fonte vicina al fascicolo. Per ora fervono i preparativi necessari a promuovere Poste Italiane tra i potenziali investitori. La società, che ha chiuso l'ultimo bilancio pubblico (quello del 2013) con un fatturato di 26 miliardi e un utile di uno, è piuttosto articolata. La corrispondenza costituisce più un peso che un business (si parla di una perdita operativa di 750 milioni), mentre le potenzialità non mancano nelle attività finanziarie del gruppo. Gli aumenti tariffari e il piano industriale cercano quindi di correggere il tiro in vista dello sbarco sul mercato.

Oltre al business, Caio sta infine ultimando il riassetto delle prime linee manageriali in vista dell'Ipo con l'arrivo di Luigi Ferraris alla direzione finanziaria a cui, secondo indiscrezioni di stampa, ne potrebbero seguire altri nel mondo dell'information technology e in quello degli affari istituzionali.

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