Economia

Prevedere l'andamento del Pil? Basta guardare i viaggi d'affari

E gli esperti ne sono certi: nel 2016 l'Italia crescerà del 1,6%, visto che il giro d'affari di chi viaggia per lavoro è cresciuto del 6% nei primi nove mesi del 2015

Prevedere l'andamento del Pil? Basta guardare i viaggi d'affari

Nel 2016 il Pil italiano crescerà dell’1,6% rispetto al 2015. E’ la previsione dell’Uvet Travel Index, l’indice ideato dal gruppo Uvet, polo distributivo del turismo con un giro d’affari di 2,2 miliardi di euro, e curato per la parte scientifica da The European House - Ambrosetti. L’indice, che consente di prevedere l’andamento dell’economia italiana sulla base dei trend dei viaggi d’affari, è stato illustrato durante la 13° edizione del BizTravel Forum (oggi e domani a Fiera Milano City), evento di riferimento in Italia per la mobilità aziendale organizzato da Uvet American Express. L’indice rileva anche che nel quarto trimestre di quest’anno la crescita del Pil sarà dello 0,36%, il che permetterà di chiudere il 2015 con un incremento dello 0,87%.

“Più volte – spiega Luca Patanè, presidente del gruppo Uvet – avevamo detto che esiste una correlazione tra andamento dei viaggi d’affari e Pil. Ora abbiamo dato una veste scientifica a questa nostra intuizione verificando una corrispondenza al 97% tra le due variabili. I dati che emergono per il prossimo anno sono incoraggianti e, se confermati, implicheranno l’uscita dell’Italia dalla fase di stagnazione e bassa crescita aprendo la porta a scenari più rosei”.

Secondo la Business Travel Survey, l’indagine periodica sui viaggi d’affari svolta da Uvet American Express, nei primi nove mesi del 2015 il numero dei viaggi d’affari è cresciuto del 6% rispetto allo stesso periodo del 2014, soprattutto verso le mete intercontinentali (+3%). Se verso l’Europa c’è stata una lieve contrazione (-1%) degli spostamenti per lavoro, in Italia il calo è stato compensato dalla crescita del trasporto ferroviario (+15% dal 3° trimestre 2013 rispetto al 3° trimestre 2015), soprattutto sulle tratte ad alta velocità.

Per l’effetto della concorrenza, le tariffe ferroviarie sono diminuite dell’8,5% circa dal terzo trimestre 2013 ma anche le principali tratte aeree nazionali sono calate negli ultimi 12 mesi (-4%), nonostante un aumento generale della tassazione aeroportuale. Sulle tratte Genova-Roma e Milano-Roma il 40% del costo biglietto è rappresentato da tasse aeroportuali. Le tasse incidono meno percentualmente (26,1%) sui voli che collegano Milano a Napoli. Analizzando i trend degli ultimi anni, il picco delle tasse aeroportuali sul costo totale del biglietto è stato toccato nel terzo trimestre 2013 (42,3%), mentre il peso si è alleggerito nel quarto trimestre 2014 (36,6%).

Si pagano tasse aeroportuali mediamente più basse per i voli europei e ancora gravose su quelle intercontinentali. Per i collegamenti con gli scali europei in partenza da Milano, l’incidenza più elevata è su Francoforte (30,9%) e Bruxelles (30,7%), più leggera sulle tratta per Madrid (16,4%) e Londra (19%). Da Roma le tasse aeroportuali sono meno gravose sui biglietti per Londra (21,9%) e Parigi (28,6%), più pesanti su quelli per Francoforte (35,7%) e Madrid (31,9%).

Tra le destinazioni intercontinentali, e non solo, la tratta Roma-New York gode della tassazione più leggera: 16,3% del costo totale del biglietto. Nei primi nove mesi del 2014 le tasse aeroportuali erano sugli stessi livelli per le tratte Roma-Dubai e Milano-Dubai ma nell’ultimo anno si sono incrementate rispettivamente di circa 10 punti: 25,2% e 26,4%.

Basata su un campione di 700 aziende clienti di Uvet AmericanExpress, con spese di viaggio comprese tra i 20 mila e i 15 milioni di euro annui, la Business Travel Survey evidenzia come all’incremento del numero di trasferte si è accompagnata una riduzione dei costi medi di trasferta, passati dai 262 euro dei primi nove mesi del 2013 ai 245 del 2015. Un trend che nel comparto dei viaggi d’affari dura da tempo, in controtendenza con l’inflazione registrata sia a livello generale sia nel settore trasporti.

“Tra gennaio 2006 e ottobre 2015 – spiega Luca Patanè – l'inflazione è stata del 20,7%, mentre l'incremento dei prezzi nel settore trasporti si è attestato al 24,1%. In questo contesto, la dinamica dei prezzi nel business travel managed ha registrato una contrazione del 38,7%, nonostante i viaggi complessivi siano raddoppiati su base annua.

A parità di caratteristiche, un viaggio che costava 100 euro nel 2006, oggi costa 61,3 euro, mentre se avesse seguito la media dei prezzi del settore dei trasporti sarebbe dovuto costare 124,1 euro, oltre il doppio”.

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