Economia

Profumo: «Il vecchio Mps ha sbagliato»

Profumo: «Il vecchio Mps ha sbagliato»

Alessandro Profumo prende le distanze dalla vecchia gestione del Monte dei Paschi, che archivia i primi sei mesi dell'anno con un buco da 1,617 miliardi di euro, aprendo di fatto la strada all'ingresso dello Stato italiano con una quota stimabile intorno al 2% tra i grandi soci tramite i Monti-bond da poco concessi dal Tesoro. A pesare sui conti (261,4 milioni l'utile di metà 2011) è stata, come previsto, la nuova maxi-svalutazione degli avviamenti, perlopiù riferibili ad Antonveneta. «La qualità della gestione precedente non è stata buona. Questo è evidente, altrimenti non dovremmo chiedere oggi 3,4 miliardi di euro», ha scandito lunedì notte Profumo dal palco della festa locale del Pd, più volte contestato da alcuni dipendenti che assistevano al dibattito. Queste parole suonano come una critica nei confronti dell'ex presidente e ancora numero uno dell'Abi, Giuseppe Mussari : «Quando ero presidente di Unicredit mi fu offerto di acquistare Banca Antonveneta, ma rifiutai perchè il costo mi sembrava alto», ha infatti svelato Profumo. Anche se - ha concesso il banchiere nato alla McKinsey - «l'errore maggiore di Mps non è stato l'acquisto» per 9 miliardi di euro dell'ex popolare padovana, con cui Rocca Salimbeni è diventato il terzo gruppo creditizio del Paese, ma sottoscrivere 27 miliardi di titoli di Stato. Un fardello che oggi «ci mangia 5 miliardi di capitale». Senza questo freno « non avremmo avuto bisogno del supporto pubblico; nessuno con il proprio denaro li avrebbe comprati».
I Tremonti-bond prima e i Monti-Bond dopo sono l'innesco che potrebbe assegnare al Tesoro il 2% del Monte: l'accordo prevede che a fine anno, in caso di rosso, lo Stato si vedrà remunerare il prestito concesso in azioni della banca e non con la prevista cedola prossima al 10%. Rocca Salimbeni «non guadagna un euro e negli ultimi anni lo ha fatto con operazioni straordinarie», ha rincarato Profumo, sottolineando che «la senesità di Mps di fatto non c'è più». La banca «perde quattrini dal punto di vista operativo. Così non possiamo andare avanti».
A fine giugno il Core Tier One, il principale indice di solidità patrimoniale del mondo del credito, del Monte ha raggiunto il 10,8% (8,85% al netto degli 1,9 miliardi di Tremonti bond); in discesa la raccolta (-1,7% quella diretta sul primo trimestre; -6,4% quella indiretta) e il risultato operativo netto (-69,1% a 182,5 milioni) a fronte di impieghi stazionari. Il cda ha inoltre svalutato totalmente il marchio Antonveneta, un passo che potrebbe accelerare la prevista incorporazione. Così come potrebbe allargarsi lo spettro d'intervento sulle controllate. Il 9 ottobre è attesa un'assemblea straordinaria, ma secondo l'ad Fabrizio Viola non c'è nessuna emissione a breve termine. A fare capire che Mps sta giocando il tutto per tutto è stato lo stesso capo azienda: la semestrale conferma «l'impossibilità di differire il piano» industriale 2013-2015, «anzi probabilmente anche di accelerare determinate azioni» previste nel progetto. Le parole di Viola, chiamato a Siena per rilanciare Mps, sono un messaggio alle forze sociali, con cui è in corso un braccio di ferro sul taglio dei costi previsto dal piano industriale con 4.600 esuberi e il ricorso alle esternalizzazioni.

Il sentiero dell'austerity è stato condiviso anche da Viola che, dopo Profumo, ha rinunciato a un compenso lordo di 400mila euro, seguito dai due vice presidenti Marco Turchi e Turiddo Campaini.

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