Economia

Come provare a guadagnare con la sterlina ai minimi storici

Dagli etf azionari agli affari immobiliari

Come provare a guadagnare  con la sterlina ai minimi storici

La vittoria della Brexit ha prodotto finora due effetti: la svalutazione della sterlina e un brusco calo dell'indice manifatturiero che spinge il Pil del Regno Unito verso la recessione. La Banca d'Inghilterra ha deciso di tagliare i tassi di interesse dello 0,25% dopo sette anni e ha annunciato l'aumento degli acquisti di titoli di stato per 60 miliardi di sterline e di destinarne 10 alle obbligazioni societarie. Alla luce di queste tendenze, l'investitore italiano può adottare scelte di portafoglio in grado di sfruttare diverse opportunità.

VALUTE

La prima opportunità è rappresentata dalla sterlina, dalla tendenza che dovrebbe avere anche nei prossimi 12 mesi. Infatti, se da inizio anno la moneta inglese ha lasciato sul terreno il 18% rispetto all'euro, è anche vero che, secondo gli esperti, è possibile che possa svalutarsi di un altro 5% entro la prossima estate. Soprattutto dopo il taglio dei tassi: una mossa che dovrebbe essere ripetuta in autunno indebolendo ulteriormente la divisa di Londra. Se tale previsione fosse rispettata, investire in un etf short Gpb long euro permette di realizzare un buon guadagno (+5%) in un contesto di mercato in cui i rendimenti sono all'osso. Per chi accetta rischi maggiori esiste la possibilità di investire negli etf short Gpb long euro a «leva 3» oppure a «leva 5». In pratica, ogni movimento giornaliero del cambio sterlina/euro è cambiato di segno e moltiplicato, rispettivamente, per tre o per cinque volte. Ovviamente anche le perdite sono moltiplicate per gli stessi multipli. Quindi, acquistando un etfs 5x short Gpb long euro, se il cambio registrasse un -0,5%, si avrebbe un guadagno del +2,5% mentre nel caso di un rialzo dell'1% l'investitore accuserebbe una perdita del 5%. Alla luce di questo meccanismo, il consiglio è quello di fissare livelli di perdita massima e di guadagno minimo raggiunti i quali conviene disinvestire: per esempio, un livello minimo di guadagno del 15% e una soglia di perdita massima del 10%.

AZIONI

La svalutazione della sterlina aumenta la competitività delle imprese inglesi, soprattutto quelle a più alta vocazione internazionale. E il paniere delle azioni dell'indice Ftse100 di Londra è costituito per il 70% da imprese multinazionali o che hanno un quota maggioritaria di fatturato all'estero. Investire in questo indice, tramite un fondo o un etf, consente di sfruttare questa opportunità. Secondo gli analisti, i margini e i profitti aziendali delle imprese del Ftse100 dovrebbero crescere del 15% nei prossimi 12 mesi, con un potenziale rialzo dell'indice di identica percentuale: pur tenendo conto della svalutazione attesa della sterlina, si tratta di un investimento che potrebbe quindi procurare un guadagno di circa il 10% nei prossimi 12 mesi. È possibile però sottoscrivere fondi o etf che permettono di investire nelle azioni inglesi con copertura del rischio di cambio: in altre parole, si potrebbe puntare al guadagno stimato (15%) senza scontare la svalutazione della sterlina (se non in misura minima). Tra i prodotti con copertura del rischio di cambio si può segnalare il comparto Aberdeen Global - UK Equity Fund Z2 Base Currency Exposure o l'etf iShares MSCI UK Large Cap UCITS ETF. Per contro, dal momento che le attuali quotazioni della Borsa di Londra non possono comunque dirsi a buon mercato, in uno scenario negativo è possibile andare incontro a perdite anche superiori al 10 per cento.

OBBLIGAZIONI

Per il risparmiatore italiano alla ricerca di reddito, i titoli obbligazionari inglesi potrebbero costituire una fonte di diversificazione del rischio e, al contempo, di guadagno potenziale. In particolare, i titoli di stato inglesi (Gilt) sono ora piuttosto cari ed evidenziano uno scarso potenziale di ulteriore guadagno a fronte di perdite potenziali elevate nel caso di un brusco rialzo dei tassi di mercato.

Meglio puntare sulle obbligazioni societarie, sia quelle con rating superiore (investment grade, IG) che quelle speculative (high yield, HY). Entrambe le tipologie beneficeranno degli acquisti sul mercato da parte della Banca d'Inghilterra. Tuttavia le obbligazioni IG dovrebbero rendere (tra cedole e rialzo delle quotazioni) il 4% nei prossimi 12 mesi mentre i titoli high yield (più rischiosi) potrebbero fornire un rendimento fino al 7%: si tratta di guadagni potenziali che, al netto della svalutazione attesa della sterlina sull'euro (-5%), diventerebbero, rispettivamente, -1% e + 2 per cento. È possibile scegliere comparti (come, per esempio, il JPMorgan Funds - Sterling Bond A GBP) che coprono il rischio di cambio e quindi permettono di spuntare il rendimento potenziale atteso dei corporate bond inglesi senza gli effetti valutari.

Un altro segmento che potrebbe rivelarsi interessante è quello dei fondi e etf inflation linked inglesi che beneficiano dell'inflazione. Ebbene ora incorporano un tasso dei prezzi al consumo (+0,4%) minimo e uno atteso (1% a 12 mesi) piuttosto ridotti: secondo diversi esperti, però, l'inflazione inglese potrebbe attestarsi al 2% entro la prossima estate. Se questo scenario si materializzasse, i fondi e gli etf inflativi linked inglesi potrebbero generare un rendimento complessivo (cedola e prezzo) dell'8% (3% al netto della svalutazione delle sterlina).

IMMOBILIARE

L'investitore italiano può sfruttare la rivalutazione dell'euro sulla sterlina per acquistare immobili a Londra e nel resto del Regno Unito con uno sconto del 20%-30% rispetto a pochi mesi fa, grazie anche ad una prima contrazione delle quotazioni immobiliari registrata subito dopo la vittoria della Brexit. Per farlo, tuttavia, deve disporre di un certo capitale (almeno 150.000 200.000 euro) e inoltrarsi in pratiche legali complicate, soprattutto alla luce del fatto che con la Brexit gli accordi commerciali tra Italia e Inghilterra potrebbero modificarsi.

Un altro modo per sfruttare l'uscita del Regno Unito dalla Unione Europea in ambito immobiliare è quella di puntare sui fondi immobiliari chiusi italiani. I grandi investitori internazionali, dopo la vittoria della Brexit, sono in uscita dal Regno Unito e alla ricerca di mercati immobiliari stabili e dove i prezzi siano a buon mercato ed hanno individuato nel nostro paese uno dei target principali. Per investire in maniera mirata, hanno scelto proprio i fondi immobiliari chiusi quotati che incorporano, in media, tra i 10 e i 20 complessi immobiliari italiani (centri commerciali, negozi, cliniche, proprietà prestigiose nei centri storici di importanti città) e che sono a sconto rispetto ai valori di bilancio: in pratica, il valore al quale sono scambiati in Borsa è tra il 30% e il 50% al di sotto di quello a cui sono iscritti in bilancio. Questo non vuol dire che valgano effettivamente tra il 30% e il 50% in più, ma di certo sono a sconto. Non a caso negli ultimi tre mesi sono state lanciate ben sei Opa (offerte pubbliche di acquisto) da parte di società estere specializzate che hanno riconosciuto consistenti premi per i possessori di quote (come nel caso per esempio del fondo Mediolanum Real Estate RE).

Insieme al proprio consulente di fiducia è possibile selezionare i fondi immobiliari chiusi che garantiscono un buon profilo di rischio rendimento.

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