Economia

Dal Qatar ossigeno a Leonardo Ma su Profumo un «siluro» Usa

Dall'Emirato una commessa da 2 miliardi. Il titolo resta però ai minimi. Luttwak: «Questo ad, nomina misteriosa»

Leonardo rialza la testa grazie a una commessa da 2 miliardi in Qatar. Una boccata d'ossigeno per gli azionisti che, dal profit warning lanciato con i conti del terzo trimestre, hanno visto l'azione precipitare e perdere un terzo del suo valore. Una corsa parziale quella del titolo che, nel finale, si è sgonfiato, appesantito dalla chiusura negativa di Piazza Affari (-0,36%) segnando un rialzo modesto dello 0,10% a 10 euro.

Nella sostanza, comunque, il nuovo ordine è positivo e permetterà al gruppo di arrivare al piano industriale di fine gennaio con maggiore respiro. Nel dettaglio, la società guidata da Alessandro Profumo ha siglato un contratto in Medio Oriente per la costruzione di 24 Typhoon, caccia realizzati dal consorzio Eurofighter (holding tedesca sotto la supervisione della Nato), per un valore di 6,8 miliardi di euro. Si tratta di uno dei contratti militari più importanti dell'Emirato, che frutterà al gruppo 1,5-2 miliardi. Nella società Leonardo è infatti presente con il 36% attraverso la Divisione Velivoli (21%) e attraverso la controllata inglese Leonardo Elettronica per la Difesa e la Sicurezza (15%). Inoltre, il sito specializzato Quwa (Defense News & Analysis Group) spiega che il mega contratto dovrebbe includere anche la vendita di un numero imprecisato di missili aria-aria MBDA Meteor e missili terra-aria di precisione MBDA Brimstone. Arsenali che sono prodotti da una società dove Leonardo ha il 25% ed Airbus e Bae Systems il 37,5% di azioni ciascuna.

Fieno in arrivo (e in cascina), dunque, per una società che da qui al piano industriale opererà in un contesto di mercato incerto. Oltre al fattore conti finanziari, Leonardo è alle prese anche con altri due fronti caldi. Il primo riguarda la mina franco-tedesca: alleandosi, Parigi e Berlino, avrebbero la meglio nella spartizione delle risorse previste dal Fondo europeo per la Difesa. E l'altro riguarda l'intesa appena siglata tra Fincantieri e Naval Group in Stx sul polo della cantieristica civile e militare. Gli equilibri della futura cooperazione sono infatti ancora tutti da definire, soprattutto sul fronte italiano e per quanto riguarda il coinvolgimento di Leonardo.

E mentre l'ad Alessandro Profumo, ex banchiere di Unicredit e Mps, è impegnato a districarsi tra questi ostacoli e la redazione del nuovo piano industriale, in queste ore, la sua nomina è finita sul banco degli imputati. «Profumo sarà anche un simpatico banchiere, ma non è del mestiere. Voglio dire, non è un esperto nel campo aerospaziale» ha dichiarato ieri il politologo statunitense Edward Luttwak in un'intervista al Quotidiano Nazionale. «Misteriosamente è saltato fuori il suo nome» per la carica di amministratore delegato di Leonardo ha spiegato Luttwak pur non rientrasse fra i quattro indicati dai cacciatori di teste al governo che aveva commissionato la ricerca. Ho visto i cosiddetti addetti ai lavori. Ho chiesto ha aggiunto - perché a quattro personaggi di alto profilo fosse stato preferito un banchiere. Tutti mi hanno detto: è un amico di Renzi».

Una bordata per Profumo in un momento difficile alla guida della società. E che accende ancor di più i riflettori sul prossimo piano industriale. L'ex numero uno Mauro Moretti, nel triennio precedente, ha lavorato molto su riorganizzazione, debito, trasparenza, cercando di allontanare dalla società le polemiche giudiziarie. I tagli, però, hanno impattato molto sul fronte commerciale.

A Profumo, ora, l'arduo compito di dimenticare la spending review, in favore della crescita.

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