Economia

Rcs, adesso la parola torna a Bonomi

Il mercato aspetta la risposta sul nodo Brexit, ma la guerra si deciderà al fotofinish

Massimo Restelli

Dopo il rilancio tattico di Urbano Cairo (da 0,16 a 0,17 titoli della sua Cairo Com per ogni Rcs), nella partita per il controllo del Corriere della Sera la palla torna nella metà campo presidiata da Andrea Bonomi. Ma quella che inizia domani promette di essere una settimana che Piazza Affari dovrà giocare tutta al buio. Perché, a meno di sorprese, i due contendenti si studieranno fino all'8 luglio, termine ultimo per modificare le rispettive offerte in scadenza una settimana dopo. Già da domani si capirà però qual è il giudizio del mercato sull'Ops di Cairo dopo il ritocco. Alle quotazioni di venerdì scorso, l'editore di La7 valorizza ogni titolo Rcs 0,765 euro, un soffio sotto gli 0,80 euro in contanti previsti dall'Opa promossa da Bonomi insieme ai soci storici del Corriere: Mediobanca, l'imprenditore Diego Della Valle, Pirelli e Unipol.

La squadra di Bonomi parte da uno zoccolo azionario del 23% contro il 4,7% circa di Cairo, cui è lecito sommare il 4,2% di Intesa Sanpaolo che con Imi appoggia l'iniziativa dell'editore di La7.

La partita si gioca sul flottante, prossimo al 55%, e quindi anche sulla determinazione dei proxy nel convincere gli istituzionali: durante la gestione di Pietro Scott Jovane (che è uscito da Rcs nell'ottobre 2015 passando le leve di capo azienda a Laura Cioli), l'azionariato è infatti divenuto un po' più internazionale. E anche a questi istituzionali guarda Cairo nelle trasferte londinesi del suo road show. Naturalmente tutto dipende dai prezzi di carico: solo da gennaio il titolo Rcs ha oscillato in Borsa tra un minimo di 0,39 euro e un picco di 0,82 euro, che lievita a 1,17 euro se si «allunga» il grafico agli ultimi 12 mesi e a 1,34 euro se si ragiona a due anni.

Quanto in particolare alla struttura dell'Opa di Bonomi & C, il mercato si attende ora che anche il finanziere elimini dal prospetto, come ha già fatto Cairo, la clausola «Brexit». O meglio il fatto di subordinare l'efficacia dell'operazione al mancato verificarsi di eventi negativi (come appunto il «leave» alla Unione Europea uscito dal referendum inglese). Eliminando il paletto della «Mac», material advserse change clause, Cairo ha infatti ribadito la propria determinazione ad andare avanti. Ora spetta a Bonomi muovere in una battaglia di nervi che fino a venerdì 8 sarà di posizione. Dall'11 al 15 luglio, il mercato dovrà invece decidere da che parte stare. Le due offerte sono infatti molto diverse tra loro: quella di Cairo punta a coinvolgere gli attuali soci Rcs nel suo rilancio; quella di Bonomi permette invece di incassare subito (e con certezza) 80 centesimi per ogni azione posseduta. Un valore situato nella parte bassa della forchetta calcolata dai consulenti ma che il cda di Rcs ha comunque considerato «congruo», mentre ha più volte bocciato l'Ops di Cairo.

Entrambe le offerte, giova ricordarlo, sono per mettere le mani su un gruppo editoriale che nel primo trimestre perdeva ancora 22 milioni dopo i 175 milioni del 2015.

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