Economia

Rcs senza freni (+8%) La Borsa scommette sul taglio del debito

Tutti pazzi per Rcs. Il titolo ha continuato anche ieri la sua corsa in Piazza Affari, tra continue sospensioni al rialzo. Dopo essere decollate a quota 1,25 euro con un +19%, le azioni del gruppo che edita il Corriere della Sera hanno archiviato la seduta in rialzo dell'8,5% attestandosi a 1,15 euro. Impressionanti i volumi, quasi il quadruplo della media giornaliera mensile, considerato il flottante risicato e il fatto che il titolo non è nel portafoglio di investitori istituzionali. Nell'ultimo mese il balzo è stato di oltre il 121% e da lunedì è stato scambiato quasi il 2% del capitale. Consob ha acceso un faro e sta verificando se ci siano scambi più o meno concentrati e di che tipo siano gli intermediari.
Dalle prime verifiche sembra risultare «un'attività significativa del day trading», fanno sapere dal Garante della Borsa. «Non sono andamenti naturali, i fondamentali non giustificano un rialzo di questo tipo», dicono però nelle sale operative.
Di chi sono allora le mani forti che agitano le quotazioni? A sostenere gli acquisti ci sono le spinte speculative che guardano all'autunno come una tappa decisiva per il futuro del gruppo di Via Solferino. Il mercato attende novità dal piano di riduzione del debito allo studio del neo amministratore delegato Pietro Scott Jovane: su Rcs incombe il rischio di un aumento di capitale, valutato dagli analisti intorno ai 350-400 milioni. Così come monitora le mosse di Diego Della Valle, che è uscito dal patto di sindacato ma è intenzionato a crescere nel capitale.
I riflettori sono accesi anche sull'appuntamento del 5 settembre in Mediobanca: fra pochi giorni si terrà infatti il cda dell'istituto di Piazzetta Cuccia (che ha il 14% di Rcs) per chiarire gli equilibri al vertice dopo il caso Fonsai e i presunti carteggi fra i Ligresti e l'amministratore delegato Alberto Nagel finiti al vaglio dei pm. Non solo. Secondo quanto rivela il Messaggero, Mediobanca avrebbe allo studio un alleggerimento delle quote possedute nelle partecipate, tra cui appunto Rcs. Spunti evidentemente ghiotti per la speculazione, visto che l'unica novità dal fronte industriale arrivata ieri è il via libera dell'Antitrust francese all'acquisizione della controllata Flammarion da parte di Gallimard.
Anche gli analisti sono scettici di fronte al rally: l'ufficio studi di Equita sottolinea che ai prezzi attuali i fondamentali di Rcs appaiono «fragili con un rapporto fra il valore della società e il margine operativo lordo nel 2013 di circa 8 volte a fronte di risultati di conto economico difficilmente positivi». Cauti anche gli esperti di Banca Akros, per i quali la corsa del titolo «è frutto di pura speculazione». Secondo i broker di Mediobanca l'eventualità di un aumento di capitale da 400 milioni potrebbe essere sventata grazie a tre mosse: la prima è cristallizzare il valore della storica sede di Via Solferino, valutata circa 210 milioni. La seconda consiste nel vendere il 40% di Unidad Editorial e incassare almeno 170 milioni. Infine si potrebbe cedere Dada per ridurre il debito di 64 milioni. C'é però una quarta ipotesi che Mediobanca lascia per ultima: «Esplorare l'opzione di aprire il capitale a un partner industriale internazionale». Di certo i soci, compresa Piazzetta Cuccia, non intendono mettere mano al portafoglio per sistemare i conti del gruppo editoriale che ha chiuso il primo semestre del 2012 con 427 milioni di perdite e un debito salito a un miliardo. Per il 16 ottobre è stata convocata l'assemblea straordinaria per ricostituire il capitale. Ma già a metà settembre tornerà a riunirsi il patto di sindacato. Vista la sua scadenza, fissata nella primavera del 2014, i pesi degli azionisti potrebbero essere presto rivisti, con Intesa Sanpaolo e Ubi che potrebbero convertire parte dei crediti in equity, con della Valle pronto a farsi più spazio.

O con nuovi soci invitati a prendere posto nel salotto buono.

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