Economia

Renault non supera gli esami Ma Parigi mette tutto a tacere

Nei test sulle emissioni valori fino a 11 volte più alti del consentito. Lo Stato-azionista copre le irregolarità

Rodolfo Parietti

Su quel rapporto, da tenere al riparo da occhi indiscreti, il governo francese aveva messo il timbro «Confidentiel». Con Renault, con cui c'è una liaison del 20% sul capitale, bisogna d'altra parte andarci piano. Peccato, però, che tre dei membri della commissione incaricati di verificare il livello delle emissioni sulle vetture della Regie siano poi andati a spifferare tutto al Financial Times. Rivelando come dai test siano risultati valori di ossidi di azoto da 9 a 11 volte più alti di quelli previsti dalle leggi comunitarie; e come il report ometta alcuni dettagli - i più significativi - dell'indagine. Uno su tutti: il fatto che il NOx trap, il dispositivo che intrappola il gas nocivo, installato sul modello Captur, abbia «lavorato» in sede di test per far risultare valori più puliti di quelli che avrebbe poi mostrato nel comportamento su strada.

Un altro caso di taroccamento in stile Volkswagen? I tre componenti della commissione si mostrano cauti: non c'è alcuna prova - sostengono - che il gruppo guidato da Carlos Ghosn abbia usato software illegali per manipolare le emissioni durante l'esame rispetto a quelle on the road, ma sarebbe opportuno investigare ancora per capire come mai le auto si comportino diversamente durante i test. Il sospetto insomma c'è, e trova conferma nelle parole di uno dei commissari: «Non possiamo essere sicuri che il software di Renault abbia riconosciuto che fosse in corso un test, ma sembra che Renault abbia ottimizzato il filtro NOx con l'obiettivo di rispettare le condizioni richieste». La casa parigina, però, smentisce seccamente di aver barato: «I modelli sono conformi alle leggi e alle norme di ciascun mercato nel quale sono venduti». E anche il ministero dell'Ambiente francese ha rispedito al mittente l'accusa di aver nascosto delle informazioni, spiegando che il report finale tiene conto delle opinioni di tutti i membri della commissione.

C'è però un altro sospetto sollevato, ovvero di un trattamento di favore verso la Regie da parte dello Stato-azionista. «Il report è stato fondamentalmente scritto dallo Stato e loro hanno deciso cosa sarebbe rimasto confidenziale», ha detto il membro della commissione Charlotte Lepitre, dirigente dell'associazione ambientalista France Nature Environnement. Il motivo? Evitare danni alle casse pubbliche in un momento critico sotto il profilo economico per la Francia.

Uno scandalo rischierebbe inoltre di avere ricadute sul governo, già nel mirino di parte dell'opinione pubblica sia per l'incapacità di prevenire gli attacchi terroristici, sia per la contestatissima riforma del mercato del lavoro.

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