Economia

Ritorna "la febbre" dell'oro. La scommessa è quota 1.550

La guerra dei tassi e i timori sulla crescita degli Usa faranno salire gli acquisti sui beni «rifugio» in Borsa

Ritorna "la febbre" dell'oro. La scommessa è quota 1.550

Contrariamente a quando è accaduto in altri momenti di difficoltà dei mercati azionari internazionali - nel 2018 l'indice S&P 500 ha perso il 6,2% mentre l'Msci world il 10,4% - lo scorso anno l'oro e gli altri metalli preziosi non sono stati oggetto di acquisti massicci da parte degli investitori istituzionali alla ricerca di «beni rifugio». Perché le preoccupazioni collegate al ciclo economico e alla guerra commerciale in corso tra Stati Uniti e Cina hanno pesato al punto da provocare a volte un sostanziale «congelamento» delle strategie.

L'anno appena incominciato, assicurano gli analisti del settore, dovrebbe però segnare un punto di svolta. E il metallo giallo apprezzarsi abbastanza rapidamente dai 1.284 dollari l'oncia attuali a 1.300 e poi a quota 1.375. Quindi, ma soltanto se saranno vinte alcune forti «resistenze» anche di natura tecnica, forse addirittura toccare i 1.550 dollari.

Alla base dell'atteso mini-rally ci sono, secondo gli esperti, per prima cosa una domanda mondiale di metallo giallo che resta sostenuta, soprattutto dall'India, paese che è uno dei più grandi compratori al mondo. Per non parlare del fatto - nota Mark Lacey di Schroders - che il rialzo dei tassi deciso dalla Fed determinerà un rallentamento dell'economia Usa, raffreddando così la forza del dollaro, la valuta nella quale il metallo prezioso è quotato sui mercati finanziari internazionali.

Questa tesi è condivisa da Goldman Sachs che, proprio per il rallentamento della ripresa internazionale, si attendono un ritorno di fiamma per i beni rifugio. A partire dall'oro che, ha detto Goldman Sachs, potrebbe beneficare anche degli ordini di acquisto dalla Federal Reserve.

Ma quali potrebbero essere i livelli delle quotazioni al rialzo per il metallo giallo nel 2019? Gli analisti di InvestingHaven - osservando l'andamento del prezzo dell'oro degli ultimi 40 anni e incrociandolo con quello del dollaro, dei tassi di interesse statunitensi al netto dell'inflazione e il Cot (Commitment of Traders, il rapporto tra investitori rialzisti e ribassisti) - hanno formulato una previsione moderatamente rialzista dei prezzi dell'oro per i prossimi 12 mesi. Più in particolare le previsioni sono per un graduale rialzo verso l'area 1.300 dollari, con buona probabilità di raggiungere appunto i 1.375 dollari. A questo livello però è posta una forte resistenza tecnica: se le quotazioni la superassero - la probabilità è stimata al 20% - il prezzo dell'oro potrebbe proiettarsi fino a 1.550 dollari entro la fine del 2019. Per contro esiste però la possibilità (stimata al 5%) che le quotazioni possano invece cadere sotto i 1.200 dollari.

Quanto agli altri metalli preziosi, il platino, dopo aver perso l'11% in euro nel 2018 potrebbe continuare a calare anche nell'anno appena iniziato in quanto la domanda a livello globale è stimata in discesa, mentre l'offerta dovrebbe risultare superiore alle richieste sebbene in leggera contrazione rispetto agli ultimi due anni. Infine, l'argento, che ha perso circa sette punti percentuali nel 2018, potrebbe risalire nei prossimi 12 mesi soprattutto se il dollaro si mostrasse meno forte. Se la quotazione dell'argento - attualmente a 15,5 dollari l'oncia - riuscisse poi a rompere con decisione la resistenza tecnica posta a 16 dollari, secondo gli esperti, potrebbe portarsi dapprima in area 17 dollari.

Per poi salire fino a toccare un prezzo di 21,5 dollari.

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