Economia

Il ritorno dei voucher

Il ritorno dei voucher

Riecco i voucher, se non ci saranno sorprese in sede di votazione parlamentare. Usciti dalla porta di una decisione tutta politica - nel 2016 ne sono stati distribuiti un miliardo - rientrano dalla finestra per un'elementare valutazione: i buoni lavoro sono convenienti per tutti. Bisogna colpire i furbi non la gran parte che vi ricorre per rispondere alla precisa esigenza di instaurare un rapporto di lavoro occasionale. Per le persone fisiche il ricorso al voucher è addirittura fondamentale; pensiamo a famiglie e/o anziani che hanno la necessità di essere aiutati in lavori domestici e/o di assistenza e non si trovano nelle condizioni di poter assumere; ebbene, con i buoni lavoro si risponde in maniera efficace a bisogni concreti. E si elimina alla fonte ogni alternativa che sottrae entrate allo stato e pone il datore di lavoro in grande posizione di forza rispetto al collaboratore. Non mi dilungo oltre su questa funzione sociale. Per quanto riguarda le imprese non condivido la scelta di reintrodurre i voucher solo per le microimprese che hanno al massimo cinque dipendenti assunti a tempo indeterminato. A parte il fatto che avrei lasciato aperta la possibilità di ricorrere a rapporti occasionali anche alle grandi realtà imprenditoriali (pur riconoscendo che ne abbiano necessità relativa), temo che tale limitazione possa rappresentare un incentivo a licenziare per rientrare nei parametri indicati nella piattaforma Inps oppure, come già fanno, per restare al di sotto dei quindici fare, per attività contigue, due aziende e non una. Ma a Roma non ci pensano? Questo è il Paese delle operazioni opache e dei tornaconti personali. Ad esempio si tifa per la nazionalizzazione di Alitalia con relative riduzione di organico; tanto poi ci sono i sussidi per i licenziati. E, senza lavorare, percepiscono regolarmente i compensi. Danno e inganno per il contribuente.

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