Economia

SocGen: «Il mercato guarderà ai Btp I bund? Non più un porto sicuro»

C'è ottimismo sul debito sovrano italiano. Le nuove emissioni

Camilla Conti

Un ritorno dei Btp collegati all'inflazione, un allentamento della pressione che renderà meno volatile il mercato e un rinnovato interesse da parte degli investitori, soprattutto Usa, per i nostri titoli di Stato. Sono queste le previsioni del team che guida Société Générale in Italia. Il rapporto annuale della banca francese sul mercato dei capitali per il prossimo anno si aspetta una normalizzazione dei livello di offerta a circa 30-35 miliardi, dando quasi per scontato un rifinanziamento del cosiddetto Tltro da parte della Bce.

Quest'anno il Tesoro ha raccolto 241 miliardi, attraverso strumenti a medio/lungo termine rispetto ai 278 miliardi del 2017. Nel 2019 «ci attendiamo circa 198,6 miliardi di Titoli di Stato a medio lungo termine in scadenza ed un deficit a livello centrale di 56,5 miliardi per un totale di emissioni a medio lungo termine stimate per 255,1 miliardi», si legge nel report. Che tiene, comunque, i riflettori accesi sugli effetti della fine del Quantitative Easing, le elezioni europee a maggio, sulla Brexit e sul rallentamento della crescita economica globale.

«In un recente incontro con gli investitori Usa il sentiment resta positivo, i portfolio manager sono bloccati dai dipartimenti crediti che devono ancora decidere se dare il via libera, ma ci aspettiamo la ripresa del flusso di acquisti in maniera costante allentando la pressione sui future. E un ritorno sui Btp anche perché il bund non può più essere considerato un paradiso sicuro e non rende più come un tempo», spiegano Alessandro Gumier, chief country officer del Global e Investment Banking, e Michele Cortese, capo del Debt Capital Market di Italia e Grecia.

Intanto, sul fronte delle fusioni e acquisizioni i primi mesi del 2018 hanno registrato una performance record sul mercato italiano: «Con 586 transazioni c'è stato un incremento del 55% rispetto ai primi nove mesi del 2017, per un controvalore di 95 miliardi. Si tratta del più alto valore dal 2008 quando ci fu lo scoppio della bolla sul credito», sottolinea Mirko Papa, capo dell'M&A e co-responsabile del Corporate Finance di Société Générale per l'Italia.

Gli investimenti italiani all'estero rappresentano il 41% dell'attività di M&A raggiungendo un picco di 39 miliardi nei primi 9 mesi a confronto con i soli 5 miliardi registrati nell'intero 2017.

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