Economia

Le sofferenze in banca tornano ai livelli pre-crisi

Nella prima parte dell'anno in Italia i crediti deteriorati sono scesi al 10% dei prestiti totali

Camilla Conti

Le banche europee «soffrono» di meno e i crediti deteriorati stanno tornando ai livelli pre-crisi: nel secondo trimestre 2018 sono scesi al 3,4% del totale dei prestiti, dal 4,6% dello stesso periodo dell'anno precedente. Anche in Italia prosegue il calo: si sono ridotti al 10%, dal 12,2 per cento.

I dati aggiornati sono stato diffusi ieri dalla Commissione Ue nell'ultimo rapporto sulla riduzione dei cosiddetti non performing loans in Europa che conferma il trend in miglioramento degli ultimi anni. Nel secondo trimestre 2018 l'Ue ha ridotto le sofferenze del 25,3%, mentre l'Italia le ha abbattute del 18,3% grazie anche al ruolo giocato dalla Garanzia Cartolarizzazione Sofferenze (GACS) introdotta nel 2016 ed estesa di altri sei mesi a settembre 2018. Attenzione però: le percentuali si riferiscono alla variazione del rapporto tra le sofferenze bancarie e il totale dei crediti, non a quella dello stock di sofferenze in valore assoluto. Infatti, guardando alle «pulizie» fatte negli ultimi tre anni il rapporto mostra che dalle banche europee sono stati rimossi 133 miliardi di sofferenze lorde dai bilanci, di cui ben 103 miliardi in Italia (per il resto, circa 24 miliardi in Portogallo e 6 miliardi a Cipro).

In Europa, in totale, i crediti deteriorati sono 820 miliardi di euro. Attualmente i Paesi con il livello più alto di deteriorati sono Grecia (44,9%), Cipro (28,1%) e Portogallo (11,7%). La mina dei deteriorati non è dunque stata disinnescata del tutto. Da Bruxelles si sottolinea che, nonostante i progressi, ci sono ancora dei rischi per la crescita economica e la stabilità finanziaria. «Impedimenti strutturali continuano a impedire un calo più rapido: ristrutturazioni dei debiti, processi di insolvenza e recupero debiti sono ancora nodi significativi perché restano troppo lenti e imprevedibili». Anche in Italia, dove gran parte della mole di sofferenze è stata smaltita, la situazione cambia molto di banca in banca. «Per esempio, Intesa Sanpaolo è stata nel 2016 la migliore banca europea nel superare gli stress test Eba. E ci sono banche che sono riuscite a gestire con successo inversioni di tendenza come Unicredit. Altre invece hanno ancora lavoro da fare per migliorare», ha detto il capo della Vigilanza Ue, Danieel Nouy, in una recente intervista. Ma presto, a dover tenere i riflettori sempre bene accesi, sarà Andrea Enria (oggi a capo dell'Eba, l'autorità bancaria europea) che prenderà il posto della Nouy, il cui mandato è in scadenza, a partire dal primo gennaio del 2019 come presidente del board del meccanismo di Vigilanza unico della Bce.

In una comunicazione distinta la Commissione chiede, intanto, un rinnovato impegno politico ai governi e sforzi volti a completare gli elementi costitutivi fondamentali dell'Unione dei mercati prima delle elezioni europee di maggio.

Di questi fa parte anche il sistema unico di garanzia dei depositi bancari, su cui non si riesce a trovare un accordo tra i ministri finanziari.

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