Economia

Sole nel caos, titolo a picco in Borsa

Pronto esposto a Consob sulla decadenza del cda. Vertice Confindustria l'11 ottobre

Sole nel caos, titolo a picco in Borsa

Nuovo esposto in arrivo per la Consob sul caso del Sole 24 Ore da parte del presidente del collegio sindacale, Luigi Biscozzi, molto perplesso dal cda di venerdì scorso. Mentre il capo della Procura milanese, Francesco Greco, avrebbe deciso di approfondire le ragioni dell'esposto presentato dall'Adusbef per falso in bilancio, false comunicazioni sociali e market abuse, incaricando la Guardia di Finanza.

La Consob dovrà valutare se il cda del Sole, che dopo la riunione che venerdì ha approvato una semestrale con un rosso record di 50 milioni e ha registrato 6 dimissioni su 11 membri, fosse o meno legittimato a eleggere un nuovo presidente (Carlo Robiglio) e un suo vice (Luigi Abete). O non fosse, invece, decaduto, per le dimissioni della maggioranza dei consiglieri. Sullo stesso cda di venerdì, inoltre, Consob vuole capire se e come l'azionista di controllo del Sole, la Confindustria, abbia chiesto le dimissioni in bianco ai membri del board.

Quello che è certo è che sul gruppo editoriale - le cui azioni hanno ieri perso il 10% chiudendo al minimo storico di 45 cent - regna una gran confusione, con l'ad artefice dell'operazione pulizia, Gabriele Del Torchio, ancora convalescente dall'intervento chirurgico urgente al cuore e sicuramente non felice per il trattamento ostile ricevuto dall'azionista.

Da parte sua il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, ha ieri parlato di «piano di risanamento e rilancio», con un aumento di capitale, in un dossier seguito «ai massimi livelli». Ed è previsto che Comitato di presidenza e Consiglio generale si riuniscano 11 e 12 ottobre proprio per discutere del futuro del Sole. Boccia, però, non ha risposto ad altri quesiti: niente sull'ammontare e le fonti dell'aumento, né sulla futura squadra, né sull'ipotesi di azioni di responsabilità per le gestioni passate, né su riorganizzazioni e organici. L'impressione è che Confindustria continui, a sottovalutare i problemi della sua azienda editoriale. Senza conglierne fino in fondo la gravità e i rischi reputazionali.

Con quale autorevolezza, per esempio, Confindustria sostiene oggi il «sì» al referendum come condizione necessaria per il risanamento del Paese e la sua governabilità, se poi nell'unica società controllata presenta bilanci di dubbia credibilità? Nomina consiglieri ai quali chiede poco dopo le dimissioni? Sfora i covenants bancari e riceve le attenzioni di Consob e pm?

La semestrale voluta da Del Torchio è in vari passaggi istruttiva. Per esempio le rettifiche sulle banche dati, costate 7,5 milioni di patrimonio netto e 1,5 di margine operativo: si tratta di abbonamenti pluriennali ad archivi e riviste specializzate, i cui ricavi venivano per lo più caricati sul primo anno anziché calcolati «pro rata». C'è poi il caso delle imposte anticipate, recuperate facendo calcoli sui risultati futuri e su un piano che, come si legge sulla relazione, è stato «completamente disatteso». Risultato: minore recuperabilità di imposte per 10,4 milioni.

D'altra parte la relazione mette in guardia - nella sezione sui «rischi» anche di fronte a possibili nuove sorprese: sulle stesse banche dati, o anche sulla certificazione delle copie multiple digitali.

E persino sulla reputazione del marchio: «Eventi che intacchino tale reputazione e riducano la fiducia dei clienti, potrebbero avere un impatto negativo sul volume d'affari e i risultati del gruppo».

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