Economia

Telecom, dopo lo stop con «3» guarda a At&t

«Allo stato, non ci sono gli elementi necessari per avviare un negoziato con Hutchison Whampoa in merito alla possibile integrazione con 3 Italia». Telecom si limita a un comunicato di tre righe, dopo un cda milanese di 4 ore, per sancire la fine di quella che era stata presentata come una trattativa decisiva per il futuro dell'azienda. Ma le posizioni, tra i cinesi di Hutchison e la società guidata da Franco Bernabè, sono rimaste distanti sul fronte delle valutazioni. Anche «3» questa volta ha detto la sua: «Non ci sono le garanzie - sostiene la società - di portare una proposta accettabile al nostro azionista». Ma c'è anche un'altra incertezza. Infatti, la road map per lo scorporo della rete fissa non è ancora stata decisa anche se si conosce il perimetro di quanto dovrebbe confluire nella nuova società di cui Telecom vorrebbe mantenere il 51 per cento. In quest'ultima ci finirà il cosidetto ultimo miglio, quella parte di rete che va dall' «armadio» di derivazione fino a casa del cliente. E Telecom ha sempre sostenuto che è proprio la parte che non è replicabile, ed è anche quella che in caso di sostituzione dal rame alla fibra (che permette un passaggio dati più veloce ed efficace), costerebbe di più. Una grana per il gruppo che ha molti debiti e dunque non può investire. Proprio per questo, l'ex-monopolista, grazie alla nuova società della rete - dove dovrebbero confluire anche 22mila dipendenti - spera di ottenere regole più morbide sui prezzi anche sul fronte dell'unbundling che permette ai concorrenti di accedere all'ultimo miglio. Bernabè ha già messo le mani avanti spiegando che ora la partita è sul tavolo dell'Authority. Il presidente chiede regole certe prima di affrontare l'operazione, anche per tutelare i possibili investitori. Primo fra tutti la Cdp, che dovrebbe investire circa 2 miliardi. Telecom, in autunno, dovrà anche affrontare l'uscita di Mediobanca dalla holding Telco. «Abbiamo deciso di uscire dal patto a Settembre, poi in funzione del mercato decideremo» ha detto ieri Tarak Ben Ammar, che siede nel cda Telecom per Piazzetta Cuccia. Nel merito, Ben Ammar non ha saputo dire se ci saranno altri soci pronti ad uscire dal patto, ma la sensazione del mercato e che tutti i «pattisti», oltre a Mediobanca anche Generali e Intesa, siano pronti ad abbandonare Telco. In questo contesto, secondo gli analisti, la società dovrà trovare investitori per portare avanti il consolidamento del settore che, dopo la forte decrescita dei prezzi, appare assolutamente necessario. Oltre a Telefonica, che è già in Telco, alla finestra ci potrebbero essere grandi compagnie come Deutsche Telekom o At&t. Anche i piccoli azionisti di Asati chiedono l'arrivo di un socio industriale forte, operazione che dovrebbe essere più semplice dopo lo scorporo della rete. Quanto al consolidamento in corso, negli Usa, i giapponesi di Softbank hanno avuto l'ok dell'Antitrust per l'acquisto di Sprint per 20 miliardi di dollari. Ieri in Borsa Telecom è salita dell'1,83%.

Meglio ha fatto la controllata Ti Media (+18%), dopo la cessione del 100% di Mtv a Viacom per 10 milioni.

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