Economia

Telefonica: in Brasile sinergie per 4,7 miliardi E Telecom è a un bivio

Per Patuano i nodi Tim Brasil e lo stallo nel libro soci fino al 2015. Bolloré sale al 7,5% di Mediobanca e studia il dossier Mediaset

Telefonica: in Brasile sinergie per 4,7 miliardi E Telecom è a un bivio

All'indomani dell'accordo Vivendi-Telefonica su Gvt, gli spagnoli iniziano a farsi i conti in tasca stimando sinergie per almeno 4,7 miliardi. Mentre Telecom si avvia al riassetto in Brasile (che entrerà nel vivo in autunno dopo le elezioni di ottobre) con le armi spuntate: basso potere negoziale e un azionariato in stallo.

Senza perdere tempo, Madrid ha diffuso ieri una presentazione dal titolo « Creating the Leading Integrated Telco in Brazil », stimando dall'accordo con i francesi sinergie operative e di ricavi per 3,2 miliardi e ulteriori benefici economici per 1,5 miliardi. Nell'intesa è poi previsto che Vivendi possa decidere se accettare o no, il 5,7% detenuto dagli spagnoli in Telecom Italia. Uno scenario auspicato da Madrid, che non ha più interesse a restare in Telecom, ma che apre - in parallelo - la questione dell'azionariato. In seno al gruppo italiano manca, a questo punto, un azionista di riferimento e la situazione non sembra destinata a chiarirsi in tempi brevi, visto che il closing per Telecom-Vivendi è atteso per il primo semestre 2015. Come se non bastasse, Telefonica ha in essere un prestito convertendo (che scade nel 2017), e quindi l'obbligo di vendere a termine una partecipazione fino al 9% del capitale di Telecom Italia. Insomma, l'incertezza tra i soci Telecom è destinata a pesare per molto. Almeno fino a quando l'operazione Vivendi-Telefonica si chiuderà e i francesi decideranno se entrare nel capitale. In caso affermativo (e a scissione di Telco avvenuta) Vivendi sarà il primo azionista. Una presenza che in abbinata a quella in Generali (0,13%) e UnipolSai (0,04%) fa del finanziere bretone un protagonista della finanza italiana. Soprattutto considerando l'ultimo rafforzamento in Mediobanca: Bolloré ha portato la quota al 7,5% secondo quanto emerso ieri dalla semestrale del gruppo (chiusa con un utile in calo a 225 milioni, da 241 milioni).

Così, se in qualche modo l'advisor Mediobanca non riuscirà a trovare una via d'uscita per Telecom (l'ipotesi di una Telco 2 è vista come improbabile dagli analisti) «tra un po'di tempo, a decidere nel gruppo italiano sarà il “signor Vivendi”», dice una fonte vicina alla vicenda ipotizzando che il piano di Bolloré sia quello «di vendere Tim Brasil e poi integrare quello che rimane di Telecom Italia con Mediaset». Per ora solo un'ipotesi, anche e soprattutto in vista di un cambiamento essenziale del mercato: il passaggio dei telespettatori alla tv via cavo o a Internet.

In questo scenario resta aperta per Telecom la cessione di Tim Brasil. La mossa di Oi - che nei giorni scorsi ha dato mandato a Btg Pactual per studiare un'offerta - riapre l'ipotesi spezzatino che è allo studio da oltre un anno e prevede la divisione della società in tre parti tra Oi, Telefonica Brasil e America Movil. E nonostante questo scenario ponga delle criticità sul fronte Antitrust, il mercato continua a vederlo con favore. Ieri il titolo Telecom è rimasto fermo (+0,46%), ma Fitch si è spinta a confermare che «la vendita di Tim Brasil a Oi aiuterebbe Telecom a ridurre il debito e alleggerirebbe la pressione sul rating nel breve termine, considerando che la valutazione BBB- ha un outlook negativo. Prima di considerare un profilo di credito stabile per Telecom Italia, Fitch avverte comunque che servirà anche un miglioramento del free cash flow .

Sullo sfondo resta aperta anche la partita Telecom Argentina. Lunedì scade il termine della trattativa per la cessione a Fintech.

E dopo il rinvio di metà agosto si attende un'ulteriore estensione dei tempi supplementari.

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