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Tim, bond da 800 milioni in Brasile

Emissione per pagare i dividendi. Multa dell'Antitrust (insieme a Dazn) per la Serie A

Tim, bond da 800 milioni in Brasile

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Va avanti la campagna di rifinanziamento di Tim. Ieri, infatti, l'assemblea degli azionisti di Tim Brasil ha approvato il collocamento di un bond non convertibile riservato a investitori istituzionali per 800 milioni di euro. L'emissione, spiega una nota, servirà a pagare la distribuzione dei dividendi alla controllante nell'ambito delle attività di rifinanziamento del gruppo. Un tassello che si aggiunge al collocamento da 750 milioni del giorno prima.

L'elefante nella stanza è il maxi indebitamento lordo rettificato che ha toccato i 31,2 miliardi lo scorso marzo. «Da tempo stiamo valutando anche ulteriori emissioni, la nostra è un'azienda che negli anni ha sempre gestito circa tre miliardi di euro l'anno di rifinanziamento del debito», ha detto ieri l'amministratore delegato di Tim, Pietro Labriola, a marginde dell'evento «Tim HiTech Tomorrow Telco: focus Italia» che si è tenuto ieri a Roma. «Abbiamo un piano che prevede attraverso alcune attività la risoluzione definitiva del problema del debito».

Il piano A, infatti, prevede la cessione di Netco (la società della rete): su questo affare il gruppo ha concesso i colloqui in esclusiva al fondo americano Kkr. «Stiamo andando avanti su tutto», ha aggiunto il top manager, «anche se siamo a luglio noi siamo lavorando». Al momento si parte da un'offerta da 23 miliardi, ritenuta però insufficiente dal board di Tim (e soprattutto dal grande azionista Vivendi). Motivo per cui Kkr sta cercando alleati tra i suoi clienti, tra cui la Abu Dhabi Investment Authority. Ed è sempre vivo il binario che porta al fondo F2i. La data limite per l'offerta vincolante è il 30 settembre. Per allora se ne saprà di più, salvo nuovi rinvii. Il progetto di separazione e vendita della rete lo «abbiamo presentato a luglio dell'anno scorso», osserva Labriola, «qualcuno dice che stiamo andando lentamente, ma abbiamo presentato il piano a luglio e poi è caduto il governo». Questo ha provocato un rallentamento, almeno fino a novembre, quando il governo Meloni si è pienamente insediato.

Dovesse andare male, Labriola assicura di avere una soluzione di riserva. E questa potrebbe essere la dimissione di altri asset, come per esempio una quota di Tim Enterprise, la divisione che si occupa dei servizi digitali alle aziende. «Abbiamo sempre detto che ci poteva essere la cessione di una quota di minoranza, ma è sempre stata la parte dell'azienda con maggiori prospettive di crescita, quindi sarebbe un peccato».

Durante lo stesso evento, Tim ha annunciato la volontà di trasformare la rete in una piattaforma aperta, Network as a Service (NaaS), per accelerare l'innovazione tecnologica e abilitare nuovi modelli di business per le Telco. «Il modello di rete digitale ad altissime prestazioni reso possibile dal NaaS potrà sostenere le sfide telco dei prossimi decenni» spiega Elisabetta Romano, chief network operations & wholesale officer di Tim e presidente di Sparkle, «pensiamo ai servizi di guida autonoma, realtà virtuale, supercalcolo, sanità potenziata dai big data e sostenibilità ambientale».

Intanto, ieri Tim è stata multata per 760mila euro dall'Antitrust, relativamente ad alcune clausole dell'accordo con Dazn (anche lei sanzionata per 7,2 milioni) sulla trasmissione delle partite del campionato di calcio di Serie A nel triennio 2021-2024.

Per il Garante l'accordo tra le parti, che prevedeva l'esclusiva a favore di Tim, poteva «determinare effetti dannosi per le dinamiche competitive».

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