Aziende

Tim, dipendenti e soci: "Basta rinvii sulla rete"

Oggi cda sull'offerta di acquisto del fondo americano Appello dei piccoli azionisti. Cinque ipotesi sul tavolo

Tim, dipendenti e soci: "Basta rinvii sulla rete"

Ascolta ora: "Tim, dipendenti e soci: "Basta rinvii sulla rete""

Tim, dipendenti e soci: "Basta rinvii sulla rete"

00:00 / 00:00
100 %

Oggi è il gran giorno della decisione sull'offerta di Kkr per la rete di Tim. Ieri è stato il tempo degli appelli affinché il cda prenda finalmente una decisione che è rimasta in sospeso per troppi anni. Asati, l'associazione dei piccoli azionisti, ha esortato il cda di Tim «a prendere rapidamente una decisione chiara su questo tema che ormai si trascina da oltre un decennio, tenendo presente che la rete non riguarda soltanto i grandi azionisti, ma anche e soprattutto i dipendenti di questa azienda e i piccoli azionisti». Il presidente di Asati, Franco Lombardi, ha quindi chiesto che venga presa una decisione «domani (oggi, ndr)».

Il cda tornerà a riunirsi alle 14 per l'ultima tirata fino a un responso che può andare in cinque direzioni diverse. L'ipotesi che pare più probabile è che il board dia un parere favorevole all'offerta di Kkr, rinviando la sua decisione formale solo in seguito a un'assemblea dei soci consultiva dal parere non vincolante. Potrebbe anche arrivare un «sì» all'offerta senza passare dall'assemblea. Ci sono poi altre tre vie, meno probabili: la convocazione di un'assemblea dei soci consultiva con il cda che non si sbilancia, il «no» all'offerta, oppure la richiesta di un nuovo rinvio a Kkr. Non è da escludere che alla fine il board voti compatto, ma è assai probabile che la decisione - qualsiasi essa sia - arrivi a maggioranza.

In ogni caso si dovranno fare i conti con una Vivendi alla quale l'operazione di scorporo della rete non piace, per una questione di prezzi (i 22 miliardi sul piatto esclusa Sparkle sono ritenuti pochi). Ma anche per i dubbi sulla sostenibilità della società dei servizi, Servco, dopo lo scorporo. La riunione di ieri ha toccato questo punto, ossia il contratto di servizio che regolerà i rapporti tra la società della rete, Netco, e appunto la Servco, che sarà sua cliente. E si è parlato anche di perimetro occupazionale: ossia quanti dei 40mila dipendenti del gruppo rimarranno nell'una o nell'altra parte. Per Vivendi, per esempio, sarebbe ideale che ServCo avesse 8mila dipendenti. In ogni caso, finora da Parigi l'approccio è stato più che altro improntato allo scontro, fino alla minaccia di vie legali nel caso il cda optasse per un via libera in autonomia. I francesi stanno cercando ogni appiglio per far valere le proprie ragioni, anche concedendo aperture di credito al piano alternativo presentato dal fondo Merlyn nonostante venga giudicato da molti poco realistico. E questo perfino di fronte a un governo che ha poteri di golden power e, attraverso il Mef, ha benedetto l'operazione Kkr stanziando 2,5 miliardi per salire fino al 20% della futura NetCo. Una critica all'atteggiamento di Vivendi arriva dai manager di Tim. «Ci aspettiamo che tutti i decisori, consiglieri ed eventualmente gli azionisti si assumano la responsabilità delle loro azioni pensando alle conseguenze che hanno sul titolo, sull'occupazione e sui piano di sviluppo di Tim», ha detto Cristina Carollo, presidente NoiD Telecom e manager di Tim. Del resto il piano attuale - che prevede lo scorporo della rete - «è stato approvato nel 2022 da tutto il Consiglio, dentro c'era anche Vivendi».

Allungare i tempi potrebbe costare caro a un'azienda che ha un indebitamento finanziario netto after lease di 21,6 miliardi e che nei primi sei mesi dell'anno ha perso quasi 4,5 milioni al giorno.

Insomma, questo treno potrebbe essere anche l'ultimo disponibile per il rilancio.

Commenti