Economia

Tim,Vivendi e Elliott verso l'accordo

La Borsa vede una pace incentrata sulla rete e più posti in consiglio per i francesi

Tim,Vivendi e Elliott verso l'accordo

Prove di pace tra Elliott e Vivendi sul fronte Tim. Ieri il titolo del gruppo tlc è scattato al rialzo in Borsa sull'indiscrezione raccolta dall'agenzia Bloomberg che il fondo attivista Usa e la media company francese stiano per trovare un accordo per la governance (il titolo ha poi chiuso a +0,76% a 0,47 euro). E dunque il piano elaborato dall'ad Luigi Gubitosi, che prevede una intesa con Open Fiber per la rete in fibra e un'altra con Vodafone e Inwit per la condivisione delle torri tlc della rete mobile e la realizzazione della rete 5G, comincia a piacere.

All'orizzonte per Vivendi ci sarebbero delle concessioni che prevedono l'entrata in cda di un maggior numero di suoi rappresentanti rispetto ai 5 attuali. Per il gruppo francese che fa capo al finanziere Vincent Bolloré, mantenere un piede sicuro in Tim è importante anche per la vendita di contenuti multimediali targati Canal Plus tramite la piattaforma Tim Vision.

Eventuali cambiamenti nel board Tim potrebbero essere discussi già entro fine mese. «Al cda di Tim del 27 giugno si farà il punto sulle operazioni straordinarie» - aveva peraltro detto di recente lo stesso Gubitosi. Dichiarazioni che per gli analisti supportano la concretizzazione di una proposta di accordo sulla rete con Open Fiber entro l'estate visto che il cda successivo di Tim è previsto l'1 di agosto.

Tuttavia, proprio il futuro della rete è stato terreno di contesa tra i due principali azionisti del gruppo. Elliott, forte del 9,5% del capitale, ha strappato il controllo del cda di Tim dalle mani di Vivendi l'anno scorso, dando l'avvio a una guerra senza esclusione di colpi che ha spinto il 28 maggio il titolo Tim fino al minimo storico di quota 0,4331 euro. Da sottolineare che Elliott ha sempre spinto per un spin off della rete fissa mentre Vivendi, che detiene una quota del 23,9%, si oppone alla perdita del controllo della rete. Ma ora gli intenti paiono diversi dato che Tim vuole mantenere il controllo dell'assett.

L'operazione potrebbe essere favorita anche dal fatto che Cdp, ossia la Cassa Depositi e Prestiti che controlla Open Fiber al 50% con Enel, è entrata al 10% di Telecom, diventandone il secondo maggior azionista. E dato che Cdp rappresenta il governo la strategia sembra chiara. L'idea infatti è quella di creare un operatore di rete ultraveloce (ossia in fibra) per colmare il digital divide del Paese, evitando una duplicazione inutile di investimenti onerosi. Un'integrazione tra Open Fiber e Tim potrebbe portare rilievi da parte dell'Antitrust, ma Gubitosi è convinto «che tutto possa essere risolto».

Le prove di pacificazione del resto sono alla base della strategia dell'ad e sono iniziate con la tregua armata sancita nell'ultima assemblea di Tim del 29 marzo quando Vivendi ha ritirato la proposta di revocare cinque consiglieri in quota Elliott.

Gubitosi va dunque avanti. E le operazioni straordinarie che sono cominciate con la vendita di Persidera, proseguiranno con il closing dell'intesa con Vodafone sulle torri. Più complessa l'operazione con Open Fiber anche perché Enel fa una valutazione molto alta della sua quota.

Intanto ieri Tim ha aperto una sede a Bruxelles e lanciato il bando «L'arte che accoglie: inclusione nei musei attraverso l'utilizzo di tecnologie innovative» finalizzato a individuare un modello da diffondere nei musei italiani.

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