Economia

Torna l'ipotesi rete unica con Open Fiber. E Telecom rialza la testa

L'ad Gubitosi cederebbe il controllo di FiberCop. Titolo su del 5%. Le mosse di Cdp

Torna l'ipotesi rete unica con Open Fiber. E Telecom rialza la testa

Non c'è cloud o calcio che tenga: solo le indiscrezioni sul futuro della rete sono riuscite a rinvigorire i corsi di Telecom in Borsa. Ieri il titolo è salito del 4,49% dopo una settimana di perdite, a causa del profit warning lanciato in occasione della trimestrale della settimana scorsa. Le ricoperture sono state innescate dalle indiscrezioni che dicono il gruppo disponibile a non avere una posizione di controllo sulla rete unica per far ripartire il progetto di accordo tra Tim e Open Fiber. Non c'è dubbio che il ruolo di Cdp, che avrà il 60% di OF (il 10 novembre è atteso il via libera Ue alla cessione da Enel) e ha il 10% di Tim, sarà centrale per la riuscita del progetto. Nella conference call con gli analisti settimana scorsa l'ad di Tim Luigi Gubitosi (che qualcuno vedrebbe in partenza ma la sostituzione non è certo facile) aveva sottolineato l'ottimo rapporto con il nuovo management di Cdp. Ossia con l'ad Dario Scannapieco che il mese prossimo presenterà il piano strategico della società. «L'approccio è pragmatico - ha detto Gubitosi- vogliamo raggiungere risultati, non appena saranno eliminati tutti i colli di bottiglia siamo pronti a ripartire sulla rete unica».

Un accordo non semplice e dunque, secondo Bloomberg, l'ad Luigi Gubitosi starebbe portando avanti un progetto meno impegnativo che non riguarda la rete primaria in fibra ottica, quella che possiede le centrali, ma quella secondaria, ossia FiberCop. Ossia la società partecipata da Tim (58%), Fastweb (4,5%) dal fondo statunitense KKR (37,5%) con lo scopo di realizzare l'ultimo miglio in fibra ottica, sostituendo la vecchia rete in rame. Qui Tim potrebbe scendere sotto la quota di controllo facendo entrare Open Fiber. Tim conserverebbe quindi una quota di minoranza nella nuova entità. Secondo gli analisti questo consentirebbe alla società di deconsolidare FiberCop con un beneficio per debito e capex (investimenti). Inoltre faciliterebbe un ulteriore accordo per il conferimento di tutta la rete fissa, anche quella primaria, in nuova entità. Insomma questa potrebbe essere la strada da percorrere per evitare duplicazioni nella costosa realizzazione dell'infrastruttura in fibra ottica sul territorio italiano e anche per sgombrare il campo dalle perplessità sul progetto innescate dal governo Draghi (il maggior azionista di Tim è straniero, Vivendi con il 23,7%) e dalla commissione europea sul tema della concorrenza. Intanto in una nota ufficiale Tim ha precisato che nessuna discussione è stata fatta in merito in cda nè sono state prese delle decisioni. Le ipotesi sulla rete potrebbero essere dunque oggetto principale dell'atteso cda straordinario dell'11 novembre, richiesto da Vivendi e da alcuni consiglieri indipendenti, sulla riorganizzazione.

Iri intanto Tim Brasil si è aggiudicata uno dei quattro lotti della banda da 3,5 GHz, considerata la più ambita frequenza del 5G messe all'asta in Brasile, per 53,7 milioni di euro.

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