Economia

Il tribunale congela la spa per Pop Sondrio

Sospesa fino al 12 gennaio la riforma delle popolari voluta da Renzi

Il Tribunale Ordinario di Milano ha inibito «con provvedimento d'urgenza» lo svolgimento dell'assemblea ordinaria della Popolare di Sondrio convocata per oggi. Lo stop - deciso in seguito al ricorso presentato dal socio Marco Vitale - riguarda solo la «parte straordinaria dell'ordine del giorno», ovvero la trasformazione in spa, mentre resta la convocazione per l'assemblea ordinaria. L'udienza per la discussione in contraddittorio è stata fissata per il 10 gennaio. In Piazza Affari il titolo Popolare di Sondrio ha pagato dazio, lasciando sul terreno il 6,53% a quota 2,97 euro.

Intanto, il Consiglio di Stato ha accolto l'istanza della Sondrio e ha sospeso la trasformazione in spa delle banche popolari (prevista per il 27 dicembre) fino al 12 gennaio quando si riunirà la camera di consiglio dei giudici amministrativi per decidere nel merito. Il decreto riconosce «l'estrema gravità e urgenza» del caso e dell'istanza presentata, «attesa la sostanziale irreversibilità degli effetti che deriverebbero dalle delibere di trasformazione». La decisione vale per Sondrio ma di fatto assume carattere più generale, anche perché, come spiegano fonti del Consiglio di stato, eventuali altre istanze analoghe da parte di altri istituti, a questo punto non potrebbero non essere accolte. In ballo c'è anche la Popolare di Bari che valuterà nei prossimi giorni il rinvio dell'assemblea degli azionisti sulla trasformazione in spa.

L'istituto pugliese aveva già spostato nei giorni scorsi l'assise dall'11 al 27 dicembre in attesa, appunto, delle decisioni del Consiglio di Stato e della Consulta chiamata a decidere se cancellare o meno la riforma del governo Renzi.

Secondo gli analisti di Equita, il fatto che il Consiglio di Stato abbia rinviato alla Corte Costituzionale la decisione se sia consentito non pagare il recesso e anche se sia lecito approvare una riforma di questo tipo attraverso un decreto fa aprire «un fronte pericoloso perché se la Corte costituzionale bocciasse la riforma, vi sarebbe il rischio che le banche debbano pagare il recesso e addirittura che gli ex soci di una popolare possano fare causa alla banca».

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