Economia

Unicredit, fiducia del cda a Ghizzoni

L'ad risponde alle critiche di Del Vecchio con più utili (1,7 miliardi) delle attese e il ritorno alla cedola cash

Camilla ContiIl cda di Unicredit fa quadrato attorno all'amministratore delegato Federico Ghizzoni che ora chiede fiducia al mercato, al netto dei crolli borsistici di sistema, mostrando come biglietto da visita i conti 2015. Dopo la riunione di ieri sull'approvazione del bilancio, il board del gruppo milanese e il presidente Giuseppe Vita hanno espresso nero su bianco «piena fiducia all'unanimità» al manager e «convinto supporto» al suo operato, si legge in una nota. Dove vengono evidenziati i risultati conseguiti l'anno scorso, «migliori delle attese soprattutto per quanto riguarda i ratio patrimoniali» e i requisiti di capitale raggiunti che «confortano sulla possibilità di affrontare le sfide poste dalla realizzazione del piano pluriennale». Così come sono stati apprezzati «i progressi conseguiti attraverso la dismissione della banca ucraina, la ristrutturazione delle attività in Austria e la rapida conclusione dell'accordo sindacale per la riduzione del personale in Italia».Un attestato necessario per mettere a tacere i continui rumors su un imminente cambio al timone alimentati dalla stoccata del patron di Luxottica, Leonardo Del Vecchio (azionista della banca con poco meno del 2%), che nei giorni scorsi ha sottolineato come «anche in Unicredit» i manager debbano «adeguarsi ai tempi che viviamo» auspicando «cambiamenti radicali». Alle critiche di Del Vecchio, Ghizzoni ieri ha risposto ricordando come «di questi tempi» siano «pochi al mondo gli azionisti soddisfatti dell'andamento dei titoli in Borsa. Il nostro compito - ha detto ancora - è realizzare risultati positivi. Poi ho il massimo rispetto di tutti gli azionisti, che ci mettono i loro soldi, e quindi accetto ogni critica e ogni elogio». Quanto al presunto malcontento di altri azionisti, «Non parlo per conto terzi. Io cerco sempre, contrariamente a qualcun altro, di seguire con attenzione e scrupolo i principi della governance di Unicredit. Quindi parlo soprattutto con il cda, che fino a prova contraria rappresenta i soci», ha aggiunto. Come «polizza» del consenso degli azionisti, l'ad si è giocato anche la carta del ritorno al dividendo in contanti dall'esercizio 2016 «grazie alla buona generazione di capitale». Mentre al mercato assicura di essere completamente focalizzato sulla banca e di continuare a lavorare «con la massima determinazione». Come prova Ghizzoni porta i conti 2015 chiusi con un utile netto consolidato di 1,7 miliardi, in calo del 15,6% annuo rispetto ai 2 miliardi del 2014, ma sopra gli 1,4-1,5 miliardi stimati dagli analisti. I profitti netti sarebbero stati di oltre 2,2 miliardi se si escludono le componenti non ricorrenti per 540 milioni. Migliora, inoltre, la qualità del credito: scendono i crediti deteriorati lordi (-5% anno su anno) e le sofferenze lorde, a quota 51,1 miliardi, sono diminuite del 2% anno su anno. Difficile valutare il primo voto della Borsa, al netto dell'ennesimo crollo dei listini, ma il titolo ieri ha comunque perso il 7,9% a 2,77 euro.

La mossa del cda e il biglietto da visita dei conti basteranno a Ghizzoni per restare in sella? Alcuni osservatori ricordano che il valzer delle poltrone in alcuni centri nevralgici della finanza tricolore, a cominciare dalle Generali (vedi articolo sotto) è solo all'inizio e che potremmo ancora vederne delle belle.

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