Economia

Veneto Banca taglia tutto e promette: «Utile nel 2016»

Nella «spending review» anche la sponsorizzazione della Juve e le auto blu. L'ad Carrus: «Una fusione non è obbligatoria»

A fine luglio del 2010 l'ex patron di Veneto Banca, Vincenzo Consoli - di fede interista - siglò con la Juventus un accordo di sponsorizzazione. Durante le partite di campionato e di coppa il logo dell'istituto sarebbe apparso a più riprese sui led che circondano il campo di gioco «per un totale di sette minuti e mezzo sui novanta del match», recitavano gli accordi con l'allora ad del club bianconero, Jean-Claude Blanc. La banca ogni stagione e per i tre anni successivi (poi l'accordo venne rinnovato nel 2013) avrebbe versato un milione nelle casse del club in cambio della visibilità allo stadio e di 250 milioni di flussi finanziari.

Oggi la locomotiva del credito a Nordest è deragliata: la Popolare di Montebelluna - come l'altra Popolare, quella di Vicenza, lontana solo 54 chilometri - deve rimediare agli errori del passato quando la parola d'ordine era crescere, ma con i prezzi delle azioni decisi a tavolino facendo attenzione più al consenso che ai lavori reali. La vigilanza della Bce e le inchieste della magistratura hanno «spogliato» i due re del Nordest, Gianni Zonin e Consoli.

Il nuovo management di Veneto Banca sta quindi cercando di ripulire le macerie con il nuovo piano industriale al 2020 presentato ieri dal nuovo amministratore delegato Cristiano Carrus. Un piano che prevede la chiusura di altre 60 filiali rispetto al piano precedente per un totale, a fine misura, di 130 per un totale di 430 esuberi. Per ridurre le spese ordinarie l'istituto ha però deciso di tagliare anche la sponsorizzazione con la Vecchia Signora. «Non ce la possiamo più permettere» ha detto Carrus (interista, pure lui). Il progetto prevede in generale minori costi di 2,7 milioni per la consulenza, di 1,5 per le sponsorizzazioni, di 1,7 per le auto aziendali. Verranno infine razionalizzate tutte le partecipazioni, con l'eccezione di Bancapulia, e revisionate le reti estere. L'obiettivo della drastica cura dimagrante è quello di tornare in utile già dal 2016 (attorno ai 10-15 milioni per arrivare a 240 nel 2020).

Quanto alle prossime mosse nel risiko, il nuovo ad scarta l'ipotesi di fusione con la Popolare di Vicenza: «Mettere insieme due banche, che assieme hanno bisogno di 2,5 miliardi di nuovo capitale, significa mettere insieme due soggetti in difficoltà». Il progetto di Veneto Banca, ha ribadito, è la fusione con quotate o la soluzione stand alone, ma da definire solo al termine delle altre trasformazioni. Il calendario, intanto, è stato fissato: l'assemblea per la trasformazione in Spa si terrà il 5 dicembre, la quotazione in Borsa tra metà e fine gennaio, l'aumento di capitale da un miliardo ad aprile. «Senza di quello non si sta in piedi» e il miliardo «può venire solo attraverso il mercato borsistico», ha sottolineato l'ad. Di certo, il peso dei soci cambierà.

Quindi, in occasione del rendiconto sul bilancio 2015, il cda si presenterà dimissionario.

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