Economia

Whirlpool non chiude più. A Napoli si esulta ma è solo una tregua

Gli operai non mollano la presa e chiedono all'azienda Usa un piano a lungo termine

Whirlpool non chiude più. A Napoli si esulta ma è solo una tregua

A quarantotto ore dall'annunciata chiusura, è nuovo colpo di scena per Whirlpool a Napoli. L'azienda americana ha ritirato la procedura di cessione per lo stabilimento dove sono impiegati oltre 400 operai e si producono lavatrici di alta gamma.

Ma è solo questione di tempo, qualche mese per trovare un «piano b», onere che spetterà al governo e al ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli che proprio ieri ha dato l'annuncio a sorpresa: «In queste ore l'azienda mi ha comunicato - ha detto in un video su Facebook - la volontà di ritirare la procedura di cessione. È un primo passo che ci consente di sederci a un tavolo per risolvere definitivamente i problemi di quello stabilimento. Su questa vertenza il Governo ci ha messo la faccia. Abbiamo ottenuto un importante risultato». La palla torna, dunque, al centro dopo la lunga trattativa flop gestita dall'ex ministro del Lavoro Giuseppe Di Maio. Ed è di nuovo questione di tempo.

Il governo dovrà, infatti, trovare una soluzione industriale per quel sito la cui chiusura è per ora congelata, ma non esclusa dagli americani. «La decisione è stata presa con l'obiettivo di ripristinare un clima costruttivo nella trattativa con il Governo e i sindacati»- ha detto Whirlpool in una nota spiegando come «le attuali tensioni siano controproducenti nella ricerca di una soluzione condivisa, a fronte di una situazione di mercato insostenibile». Napoli pesa sull'azienda Usa 20 milioni l'anno. Alla luce di questo «nuovo e importante sviluppo», dunque, conclude la nota, «nei prossimi giorni ripartirà il tavolo di confronto con tutte le parti coinvolte».

Scampata la chiusura e la contestuale cessione alla misteriosa Prs - società con sede legale a Lugano che aveva intenzione di riconvertire la fabbrica per l'assemblaggio di container refrigeranti ora al Mise serve un nuovo piano: nuovo partner o finanziamenti per la riconversione sembrano essere le soluzioni più accreditate.

Soddisfatti, ma con la guardia alzata restano i sindacati. «Ci sarà - sottolinea in una nota il segretario generale, Marco Bentivogli - una tregua fino a marzo. Whirlpool conferma il progressivo calo di mercato e la volontà di cessione resta solo rinviata a inizio 2020. È confermata, quindi, la manifestazione a Napoli e lo sciopero generale dei metalmeccanici» in calendario oggi. Il dossier resta più che delicato che mai a causa della complessa situazione in cui versa il mercato europeo del bianco. Nel 2002 l'Italia produceva 30 milioni di pezzi, ora è scesa a meno di 10 milioni. Ragioni strutturali, costo del lavoro e bassa produttività delle fabbriche hanno messo in ginocchio il sistema, anche per i grandi big.

Sembra invece conclusa la parabola che ha riguardato uno degli oltre 120 tavoli di crisi aperti al Mise, il dossier La Perla: storica realtà del fashion dell'intimo di Bologna. Per i circa 150 lavoratori si apre la strada della cassa integrazione straordinaria e degli incentivi all'esodo.

La Regione Emilia-Romagna «si è impegnata, poi, a mettere in campo azioni e misure di ricollocamento».

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